|
|
giovani tromboni
è un ossimoro apparente che ho trovato in un vecchio scritto di Italo Calvino,
rimanendone conquistato. Io un po' mi ci riconosco (mi dà il destro
per sentenziare), ciascuno poi ci si specchi
quanto crede.
Grazie a Google, ho poi scoperto che la definizione appariva già in una lettera
di Mario Luzi a Giorgio Caproni. Correva l'anno 1959.
P.S. leggo ora, con colpevole ritardo, che nel 1994 Tommaso Labranca invitava a trasformarsi in Giovani Salmoni (Andy Warhol Era Un Coatto - Castelvecchi),
andando contro la corrente del consenso collettivo. Non c'è un collegamento diretto coi giovani tromboni, ma una bella assonanza certo sì.
|
|
venerdì 31 ottobre 2003
|
She's coming home A Paul McCartney è nata una bambina.
Ma si chi crede di essere, un blogger?
|
|
domenica 26 ottobre 2003
|
Ci vuole il pennello grande Premessa: chi non è interessato a cose Mac e un po' tecniche può astenersi dal procedere nella lettura, che gli risulterà oltremodo noiosa.
Per gli altri: avevo manifestato l'intenzione da blogeur bricoleur di mettermi su un software fai-da-te per tenere il mio blog senza far ricorso ai servizi di Blogger e simili. Questo approfittando della grande e sottovalutata risorsa che è AppleScript; in special modo ora che unito alla shell unix sottostante (tramite il comando "do shell script") permette di fare ancor più belle cose.
Il mio buon proposito ha generato due feedback, entrambi incitazioni a non reinventarsi la ruota (posto che nel reinventare le cose può esserci comunque un divertimento). Uno dell'ottimo Eugenio Morassi che mi consigliava l'uso di Blogscript, sfondando una porta aperta perché già lo usavo, modificato per meglio integrarsi con BBEdit. Però Blogscript è fatto in Applescript per parlare via XML/RPC proprio coi server di Blogger, ciò che ci si proponeva di evitare.
L'altra mail mi è arrivata niente meno che da Massimo Morelli, per segnalarmi l'esistenza di Blosxom, una CGI in Perl che sta dalle parti di Movable Type, ma in versione minimalista.
Anche questo lo conoscevo ma l'avevo scartato perché come tutte le CGI che si rispettino gira sul lato server, e io volevo qualcosa che lavorasse in locale, più dalle parti di Radio Userland per capirci.
La segnalazione di Massimo però ha fatto sì che mi andassi a studiare con più attenzione la documentazione di Blosxom, scoprendo così che:
- può essere lanciato localmente dal terminale, a prescindere da qualsiasi web server
- può in tal modo generare i file del blog in locale
A questo punto ho rinunciato a reinventare la parte di rendering del blog (template, permalink e archivi): non solo Blosxom lo fa molto bene, ma genera pure i file .rss. Fatta una rinuncia, ho ceduto pure sull'editor: farsene uno in AppleScript che gestisca un paio di tag di stile e i link è facile, ma essendo abituati a BBEdit mancherà sempre qualcosa. In questo caso ho scelto però un editor che gestisce le formattazioni in modalità wysiwyg e ha un vocabolario AppleScript molto ricco e articolato, Tex-Edit Plus.
Quindi la cosa funziona così: scrivo e formatto il post in una finestra dell'editor, poi con una scorciatoia da tastiera lancio uno scriptone che in un colpo solo fa quanto segue:
- trasforma in html le accentate, gli elenchi puntati come questo e le informazioni di stile dei font (bold, italic, ecc.)
- salva il file nella cartella predisposta dandogli un nome univoco che servirà a Blosxom come nome del permalink
- lancia Blosxom in modalità statica per generare in locale le pagine del blog
- lancia opzionalmente Safari per un'anteprima delle pagine locali
- lancia ncftp per spedire le pagine sul server web
- apre una nuova finestra e ci incolla il log ftp, per verificare che l'upload sia andato a buon fine
Ho poi spezzato lo scriptone in vari script che permettono di eseguire singolarmente questi passi.
Chiedetemi se sono felice.
|
Potenti mezzi Da due giorni i blog di Repubblica sono in palla. Ieri usciva fuori una pagina di default di Roller (e così ho scoperto che software usano), oggi è Tomcat (l'application server) a non trovare più le pagine.
|
Precocissimo Qualcuno è arrivato qua cercando su Google:
"fumo e mi masturbo a 16 anni"
Vita spericolata, eh?
|
Fuori tempo massimo Qua apparentemente si batte la fiacca, ormai sono diventato un bloggatore della domenica, nel senso letterale del termine. Nulla a che fare, sia chiaro, coi bloggatori della domenica intesi come i due ameni chiacchieroni radiofonici. Dato però che non vorrei mi accadesse quanto riporta Carlo, per quanto lui abbia il quadruplo dei lettori, mi sento in dovere di giustificarmi un minimo. Anzi un attimino, tié, non facciamo gli snob.
Succede che rispetto al periodo maggiormente facondo mi ritrovo ad avere in più un pargolone famelico e - nuovamente - un lavoro vero, stanti le due cose in probabile rapporto di causa ed effetto. Forse più avanti mi assesterò, e l'impegno non sarà totalizzante come ora appare. Nel frattempo, sarà facile che qua appaiano commenti a fatti e vicende di una settimana o un mese prima: l'attualità differita.
Ad esempio, proprio ascoltando la radio una settimana fa, mi sono sorbito qualche minuto del prodigioso Fegiz. Era ospite il Vendittone, che quando con furia avorioclasta (ebanoclasta in caso di diesis) pesta sui tasti ci fa simpatia; e ha articolato invece un discorso assolutamente demenziale filosofeggiando sul senso della vita, tanto da superare per inascoltabilità analoghe prestazioni prosaiche di Edoardo Bennato o Pino Daniele, che pure ritenevo inarrivabili.
Come se non bastasse, si è aggiunto Lucio Dalla, impegnato a sua volta in discorsi più artificiosi dei capelli che porta in testa.
Perché, quando abbiamo simili esempi sotto il naso, poi se la prendono con Rickie Lee Jones?
|
|
sabato 18 ottobre 2003
|
Ma parla come magni. Ho letto il titolo di un post di Giuseppe Granieri su Blog Notes: "Lo spirito dei blog". E ho tradotto mentalmente: il genius blogi.
|
Paranoid Lo so che cercano di distrarmi montando polveroni mediatici su questioni meno importanti (le commissioni e i trappoloni, le divagazioni etilico-nostalgiche del cav., le svolte a destra e le svolte a sinistra del vicecav., ecc.), ma io resto vigile e non mi faccio fregare, io le cose le vedo, me ne accorgo.
Non vogliono farcelo sapere: la data di scadenza del latte fresco della centrale è passata da quattro giorni a cinque. Ecco.
|
|
lunedì 13 ottobre 2003
|
Elegantissimi Non so voi, ma almeno un paio di volte sentendo nel sommario del TG regionale una notizia del tipo "rapina in banca col taglierino" ho capito "tailleurino", e mi sono immaginato in azione questi energumeni fasciati in un capetto di Chanel, gonna appena sotto al ginocchio su polpaccioni pelosi.
|
|
giovedì 09 ottobre 2003
|
Tutto vero Quattro strike e un ball per Gonio.
Se non sapessi che a) dubito ch'egli mi legga e b) di certo non sono nel mazzo delle "blogstar", mi sentirei nudo.
|
Effetti speciali Inutile mettersi a filosofeggiare su categorie come trash, camp, pulp e compagnia cantante: c'è chi lo fa in maniera mimetica e inarrivabile (o lo faceva, se è vero che Massaia ha deciso di appendere la tastiera al chiodo), c'è chi ha creato categorie per suo conto (il neoproletariato di Labranca), c'è chi ha sfruttato il gusto proustiano madeleinista (o morettiano merendinista) per le piccole cose di pessimo gusto del suo passato, e allora giù con Anima mia, Pagine 70, blog che appena toccano le corde del rimembriancor scatenano selve di commenti e link a iosa. Insomma, c'è un gusto insano per situazioni che intellettualmente disapproviamo, ma in fondo chissene. Chi scrive, sul finire degli anni '80, si sparava la puntatona domenicale di Beautiful accompagnata da un chilo di patate surgelate rovesciate nella friggitrice, coperte di maionese e ketchup, e bevendosi un boccione da due litri di CocaCola, così, per il gusto di toccare il fondo.
Ecco, volevo solo dire che le poche volte che riesco a sedermi di fronte a un televisore non c'è mai un cacchio di decente, e mi ritrovo a fare zapping fermandomi a contemplare alcune televendite. Ho le mie preferite, che riguardo pure volentieri non mi spiego perché (la rassicurazione della favola ripetuta all'infinito? Il gusto di scoprire particolari sempre più minuti? Il semplice effetto di scollegare il cervello?).
Trovo irresistibili quelle americane mal doppiate, con la celebrità di quinta categoria a fare da testimonial, e la recitazione enfatica delle comparse, pubblico incluso: da film muto, manca solo che irrompa il ciccione coi baffi e gli occhi cerchiati di nero. I siparietti sugli effetti perniciosi delle alternative (ginnastiche dolorosissime, coltelli che non tagliano, impacchi di mostarda radioattiva sui capelli, ecc.) mostrano espressioni tali e quali al "poveretto, come soffre!" del callifugo Ciccarelli, per chi lo ricorda - e sono ripiombato nella merendina. Viceversa tutti quelli che usano il prodotto X sorridono con rigidità tetanica, guardando fissi in camera con sguardo vuoto, il fuoco su un punto all'infinito dietro la nuca del cameraman.
Adoro il dimostratore dei coltelli, che affetta quintali di verdura con gesti da croupier, gettandola poi in un buco nero del tavolo (ne ho visto uno uguale dove scomparivano le fiches, nella zona economica da disperati del casinò di Saint Vincent).
Ma ancora meglio sono quelle italiane, specie nel settore estetico. I "prima e dopo la cura" sono clamorosi! Ho visto gente sbiancata di cipria e con le rughe disegnate a matita, ripresa a luce radente, coi capelli unti e l'espressione incazzata e poi gli stessi - evidentemente cinque minuti dopo, a volte manco gli cambiavano il vestito - liscissimi, cotonati, sorridenti e ripresi in luce soffusa stile David Hamilton - merendina omaggio a chi ricorda le adolescenti flou di Bilitis, soprattutto se ai tempi aveva tredici anni.
Un'eccezione in questo panorama è la pubblicità di una catena di centri estetici, di quelli che ti attaccano alla 220 impacchettato col cellophane e il nastro adesivo nero, che in maniera immotivata mi ha sempre dato l'impressione di maggior veridicità. Certo, la proprietaria che illustra i progressi dei clienti è di antipatia folgorante, ma i clienti sembrano veri, solo un po' imbeccati a recitare il mantra delle taglie in meno; le foto del "prima" sono istantanee casalinghe, evidentemente datate. Oggi però la delusione: la foto mostra il cliente in montagna, fantozziano, con addosso un gigantesco piumone imbottito, bianco, lunghezza tre quarti; lo stesso, in studio, indossa una camicia estiva da playboy in seta nera! Allora ci sono buono anch'io, che cavolo. E per la prima volta sono arrivato a vedere l'offerta: due taglie in 40 giorni, 990 euro. Io con 990 euro mi ci ricompro l'intero guardaroba, due taglie in più. E non ci metto nemmeno quaranta giorni.
La televendita inarrivabile, però, la incrociai molti anni fa in quel di Cecina (non si pensi che indulgo in citazioni altotirreniche per captare la benevolenza dei due radiofonizzati bloggatori di quelle parti). Una che vendeva pellicce d'estate: lei, una tombolotta avanti con gli anni con un parruccone in testa (se i capelli erano suoi, peggio), accanto Robertino il maturo figlio scemo, o perlomeno annichilito da madre castrante. Parlata livornese sgaratissima, gridata.
"Venite, venite a trovarmi da tutta Italia, dalla mi' bella Genova, dalla mi' bella Parma, dalla mi' bella Vigevano [ad libitum]. Perché io sono un'istituzione nel mondo della pelliccia, diglielo Robertino, diglielo..."
"Sì mamma, tu sei un'istituzio..."
"Ecco, venite che trovate le pellicce lunghe e le pellicce corte, le pellicce scure e le pellicce chiare, le pellicce [ad libitum]. Perché io sono un'istituzione nel mondo della pelliccia, diglielo Robertino, diglielo..."
"Sì mamma, tu sei un'istituzio..."
"Ecco Robertino, gliel'hai detto! Perchè se venite dalla mi' bella Genova, dalla mi' bella Parma..."
Io non so se poi Robertino l'abbia uccisa o meno, come tutti i telespettatori in cuor loro hanno senz'altro sperato. Il clou si raggiungeva comunque qua:
"Ora voi vi chiederete: un sarà mia caldo, a prova' una pelliccia d'estate? Un vi preoccupate, s'è pensato a tutto: venite pure, che noi ci s'ha un bel riscontro!".
N.B. per i non toscani: "riscontro" non è un tipo di condizionatore, ma l'arietta che si muove per l'apertura di un paio di porte o finestre corrispondenti, detta altrove "corrente" o "spiffero".
|
|
venerdì 03 ottobre 2003
|
Back to the ole country Per rinverdire fuori tempo massimo i fasti estivi, sono di nuovo a Cecina. Niente più bocciofile, niente più motorini, men che mai gli inquietanti bambini dei vicini: solo sabbia, vento, mare, e tedeschi.
Non solo tedeschi, a dire il vero: pare che un americano abbia alloggiato qua in un albergo, alzandosi baldanzoso alle sei del mattino per vedere l'alba. Quando interdetto è andato a chiedere delucidazioni e gli hanno spiegato che affacciandosi sul Tirreno avrebbe visto più tardi uno splendido tramonto, ha candidamente detto: "Ma dove siamo?". Estratta una cartina, si è chiarito l'equivoco. Lui pensava di essere a Cesena. Quando alla stazione di nonsodove ha chiesto un biglietto per "Seh-si-nah" l'hanno accontentato così.
|
|
giovedì 02 ottobre 2003
|
Discriminazioni Scatoletta di tonno in olio d'oliva, della Coop, 240 grammi. Noto un bollino giallo: "Dalla parte dei delfini". E i tonni, cazzi loro.
|
|
mercoledì 01 ottobre 2003
|
Ottobre andiamo E' tempo di migrare.
(Qua le vecchie cose).
|
|
|
←novembre→
dom |
lun |
mar |
mer |
gio |
ven |
sab |
|
|
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
|
|
|
|
Obragrafica:
one two three four five
Il piccolo popolo che si manifesta sui bordi dei fogli durante telefonate, riunioni, attendereprego, e altre occasioni.
|
Tutti i commenti del mese:
|
Interreferenze:
Qua si tifa:
|
|
|
|