giovani tromboni
In the age of Umbilicus
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David Foster Wallace
Considera l'aragosta

Laurence J. Peter , Raymond Hull
Il principio di Peter

David Foster Wallace
Oblio
(momentaneamente sospeso)

Commentati:

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La scuola di anatomia

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Via da Brooklyn

Kurt Vonnegut
Mattatoio n. 5

Hal Foster
Design & Crime

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Amnesia Moon

Ernesto Aloia
Chi si ricorda di Peter Szoke?

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Episodi incendiari assortiti

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Friedrich Dürrenmatt
Nel cuore del pianeta

Arkadi e Boris Strugatzki
Picnic sul ciglio della strada

Jeanette Winterson
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Charles Bukowski
Seduto sul bordo del letto mi finisco una birra nel buio

Daniele Brolli
Chemical USA - Il viaggiatore assente

David Foster Wallace
Verso Occidente l'Impero dirige il suo corso

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Metafisica dei tubi

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La sicurezza degli oggetti

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giovani tromboni
domenica 28 Dicembre 2003


Gli auguri a modo loro
Domenica scorsa (non solo sono diventato un blogger della domenica, ma per giunta di quella passata) mi sono ricordato che sul sito di RadioDue ci sono le webcam. Così vado a curiosare dietro le quinte del noto programma e trovo Michele Borroni - come dice Luzzato Fegiz (o era Luzzatto?) - che saluta amichevolmente Luca Sofri con il gesto dell'ombrello.


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Il MOIGE mi fa una pippa
Sofia Coppola sarà brava, però insomma: passi Il giardino delle vergini sudicie, passi il video in stile lapdance dei White Stripes, ma L'amore tra otto non so se andrò a vederlo, sono un onesto padre di famiglia.
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Rivelazioni
Ma si può arrivare alle soglie dei quarant'anni, a trent'anni esatti dall'acquisto del 45 giri, per scoprire solo oggi che la canzone di "Giù la testa" non dice "sciòn sciòn", onomatopea di una corsa coi morbidi capelli al vento, bensì "Sean Sean", dal nome del bombarolo irlandese interpretato da James Coburn?
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domenica 21 Dicembre 2003


Sarà capitato anche a voi
Ecco la cosa peggiore: sognare di cadere, con lo stomaco che gli saliva fino in gola pur nella sicurezza del suo letto. Bastava che il cervello secernesse le sostanze chimiche giuste per provare la sensazione di precipitare. Odiava quella sensazione. La stessa di quando da piccolo gli adulti lo lanciavano per aria e lo riprendevano a metà caduta. La prima volta doveva essergli sfuggita una risatina, e così chiunque lo stesse tenendo in braccio aveva pensato che il gioco gli piacesse, e gli aveva inflitto lo stesso trattamento ancora e ancora. Ogni volta gli fremeva un brivido nello stomaco. Lo zio, o il parente di turno, si era messo a sperimentare diverse variazioni per accentuare il senso di pericolo: battere le mani mentre lui si trovava a mezz'aria, per esempio, oppure chiudere gli occhi - o fingere di chiuderli - mentre lui precipitava. Ciascuna delle varianti terrorizzava Martin in uguale misura, ma secondo una strana logica perversa, sul suo viso si dipingeva sempre un'espressione deliziata.

Bernard MacLaverty - La scuola di anatomia - Guanda 2003
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giovedì 18 Dicembre 2003


Effetti collaterali
Domenica mattina, dopo qualche settimana di pimpanza anfetaminica poi corretta in più pacata leggerezza, Luca Sofri ha invitato in radio la presidentessa del Moige: le ha lasciato esporre il suo punto di vista, ma marcandola strettissima perché ammettesse da sola la scarsa rappresentatività effettiva del suo movimento e l'impresentabilità di alcuni materiali che diffondono.

In questo ha tanto recuperato la vis polemica acidula dei tempi di Otto e mezzo, che Michele Boroni è ingrassato all'istante di dieci chili.

P.S. avevo giurato a me stesso che non avrei mai fatto battute sulla stazza di Ferrara, ma sotto le feste mi concedo un piccolo peccato di gola. Quello che in realtà mi disturba è il suo enorme cervello, e l'uso non sempre decente che ne fa.
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mercoledì 17 Dicembre 2003


L'ultimo bauduardo
Non tutti si sono accorti che nello stesso giorno del Signore in cui Carlo e Azeglio si sono messi finalmente d'accordo e hanno respinto al mittente il mefitico malloppo catodico, su RaiTre sua santità Pippo Baudo - che già aveva blandamente ripescato Daniele Luttazzi dal suo esilio - ha sottoposto al voto di un (come usa dire lui) parterre di giornalisti una rosa di trasmissioni televisive selezionate per lustro, nel senso di quinquennio. Nella lista finale spiccavano in sequenza Samarcanda di Michele Santoro e Il fatto di Enzo Biagi, che si è aggiudicato alla fine il titolo di trasmissione del secolo (mezzo). Un messaggio corporativo da parte dei giornalisti, una manifestazione di indipendenza da parte di Baudo, o come per la vox populi di Bonolis un segnale di saturazione rispetto agli effetti del regimetto?
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Gli altri
Vivere a Roma può essere un privilegio o una dannazione, a seconda dei giorni. Certe domeniche d'ottobre è senza dubbio un privilegio. Si parcheggia nei pressi di una delle numerose ville patrizie divenute comunali, i polmoni verdi della città, perle ubertose di una collana infilata nei secoli (immaginifico, beccati questa), e riportato il cavallo dei pantaloni al giusto livello con gesto maschio ci si incammina accolti dal cinguettare dell'upupa e dell'aquila nana. O dai soliti piccioni, a seconda della stagione.

Si mangia una pizzetta sotto la statua dell'eroe sudamericano, quello del secolo diciannovesimo che la Bolivia ce l'ha nel nome e non sulla lapide, si sorbisce dalla bottiglia acqua minerale sui pendii ove un tempo giovani scapestrati mescevano idrocarburi per farsi novelli tedofori tra ali festanti di folla in grigioverde. Poi si tenta di prendere un caffé nel posticino trendy che fa da pendant alla galleria di arte degenerata, ma l'ascensore ti porta solo sopra al piano galleria d'arte o sotto al piano cessi e cucine, non c'è modo di fermarsi al piano bar. Manco fosse un piano tredicesimo, eliso per vezzo apotropaico.
Così si rimanda a dopo, pronti ad assaporare la passeggiata nel parco.

Tagliando per un sentiero, si viene tallonati da un ansimare inquietante, fino a quando non opera il sorpasso un tipo/tipa con triplo cappuccio tuta-kway-tuta sopra a un doppio cappelletto da baseball e a grandi occhiali scuri: una rockstar che vuol fare jogging in incognito o un comune squilibrato? Dall'abbigliamento non è dato cogliere la differenza.

Finalmente, lungo un vialetto, un piccolo padiglione in muratura sembra poter corrispondere il necessario apporto quotidiano di caffeina. Entrando, nonostante la giornata luminosa, si fatica qualche secondo per adeguarsi alla penombra: poi scorgiamo sulla sinistra un signore anziano alla cassa, che quando paghiamo i caffé si gira tra le mani il foglio da cinque euro nemmeno lo vedesse per la prima volta in vita sua.

Dietro al bancone, in gilé, un giovane invecchiato dalla pelle diafana sotto la quale si percepisce il ramificarsi delle vene verdine. Le mani sono di un rosa ustionato. Ci guarda quasi spaventato, prende la comanda e sparisce tremante dietro alla grande macchina del caffé espresso, che comincia a caricare. Dal retro sbuca quasi subito una signora di età indefinibile, severa testa quadrata e grembiule verde abbottonato fino al colletto bianco, che sibila al giovane una cosa tipo "Ecco! L'hai fatto un'altra volta! Come devo fare con te?" "Ma io..." "Te l'avevo detto! Lascia fare a me, lascia fare a me".

Beviamo i caffé con un filo di preoccupazione, osservati in pratica dai domestici di "The others". Quando usciamo, mi ricordo di come quel padiglione l'avessi visto sempre in abbandono, pieno di rampicanti e con le finestre come orbite vuote. Non ho osato voltarmi, per timore di ritrovarlo ancora così. Su un muro poco distante, però, leggo un'anacronistica scritta a carboncino: "EVVIVA GIANNI MORANDI!", che mi fa rabbrividire. Un respiro profondo, e decido di non seguire fantasie assurde ma godermi appieno l'aria del parco.

Quando arriviamo alla terrazza panoramica ho una sensazione di dilatazione estrema del tempo, che mi fa pensare all'effetto opposto causato durante la settimana dai ritmi lavorativi. Poi guardo l'orologio e penso che il sole sta tramontando un po' presto. E invece no, è il mio orologio ad essere inspiegabilmente indietro di mezz'ora: poco prima andava ed era preciso, attribuisco la cosa alla pila scarica eppure nei mesi successivi non ha più perso un secondo. Forse per mezz'ora ha semplicemente misurato qualcos'altro.

Questa è una storia vera, con la sola eccezione dell'upupa e dell'aquila.
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lunedì 15 Dicembre 2003


Quelle cornute delle strenne
Il pezzullo che invierò a breve l'avevo scritto per la raccolta natalizia ideata da Squonk, Il post sotto l'albero. Il propugnatore dell'iniziativa, con urgenza tutta meneghina, ha però aperto i pacchetti il 7 dicembre, per Sant'Ambrogio. Non gliene voglio, sia chiaro.

E' che io che contavo sulla vera festa dei doni, quella di prima che arrivasse da Atlanta il San Nicola da Rovaniemi sponsorizzato biancorosso: l'epifania, che ha anche un nome più denso di suggestioni antiche. La manifestazione "del soprannaturale" come dice l'amico Garzanti.

P.S. io ho una mia teoria: che i milanesi, da scansafatiche quali sono, si siano scelti il santo patrono solo per poter fare ponte con l'Immacolata.
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domenica 14 Dicembre 2003


La catena fallimentare (situescion)
Con consueto quanto connaturato ritardo, ripesco un intervento di Pfaall che a suo tempo fece alquanto discutere, Il fattore B(ertoldino).
Vi si affrontava il caso Berlusconi in quanto dato antropologico.
Ma B. è un problema antropologico, mi trovai a chiedermi, o un problema politico? O non è forse un problema giudiziario? Fosse pure tutte le cose insieme, la comprensione determina - più che la natura del soggetto - la maniera migliore di affrontarlo.
Avendo più tempo a disposizione argomenterò, ma in sintesi penso che la mentalità del Cav. abbia una spiegazione antropologica, che per i suoi pregressi problemi giudiziari è purtroppo diventata un problema politico.

O per dirla con molti altri Berlusconi come presidente del consiglio è un miserabile fallimento.
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sabato 06 Dicembre 2003


Vedi i casi
Sono appena stato a vedere "Il calendario del bloggers 2004", che al di là dell'idea un po' abusata pare invece molto bello.

Per una di quelle coincidenze che non vogliono dir nulla ma colpiscono, il counter del blog in questione segna: "visitato 365 volte".

Ultimora: merda, il 2004 è bisestile, ricarico la pagina o lascio la concidenza giusta al prossimo?
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lunedì 01 Dicembre 2003


L'impresa
Un luogo comune del genere "Pippo Baudo è un professionista" riconosce a Berlusconi come minimo grandi doti di imprenditore. Ma è in realtà solo un equivoco diffuso: non già si tratta di un ottimo imprenditore, bensì di un ottimo impresario.
Sull'accezione spettacolare o funebre del termine, si apra pure il dibattito.
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Non c'è paragone
Ieri junior ha compiuto cento giorni: ha fatto più progressi lui che Berlusconi nei suoi primi cento giorni di governo.
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Io non vorrei
Dato che in ogni dove si sostiene che la sinistra è ossessionata dal berlusca, e datosi che io a sinistra genericamente mi colloco, ne consegue il mio esser costretto per una pura proprietà transitiva ad occuparmene.

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Il piccolo popolo che si manifesta sui bordi dei fogli durante telefonate, riunioni, attendereprego, e altre occasioni.

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