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giovani tromboni
venerdì 28 maggio 2004


Burocrati bricconcelli
Ma che paese è quello in cui ci si ritrova con dei creditori pur non avendo mai fatto debiti?
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Angolo demagogico.
Prima si diceva che le tv private erano gratis.
Poi che no, le pagavamo attraverso la pubblicità (e abbiamo cominciato a chiamarle tv commerciali).
Invece oggi ci rendiamo conto che le stiamo pagando care, carissime, con la deriva incosciente e inesorabile di un intero paese.
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Gradualmente
Leggo oggi che sono morti Eugenio Cefis e Romolo Siena.
Gli anni '70 stanno veramente finendo, ragazzi.

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lunedì 24 maggio 2004


Tempismo
In calce al post precedente, da notare l'infelice scelta dei tempi fatta dall'Istituto Europeo di Design per la sua campagna pubblicitaria "Usa meglio la tua testa". Che sfiga.
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Siamo così
Come credo tutti, certe cose viste recentemente nei telegiornali (e non sono certo andato a cercare maggiori dettagli in internet) mi hanno colpito allo stomaco, causandomi letteralmente la nausea e qualche difficoltà a prender sonno. Ho cercato di capire cosa mi avesse tanto sconvolto pur non avendo assistito alle scene più truculente. Mi sono fissato su un particolare, un movimento di pochi fotogrammi, come un piccolo cedimento delle spalle che rivela la disperazione del poveraccio seduto per terra mentre il fanatico dietro declama qualcosa. Ho capito che l'istintivamente inaccettabile non è tanto il modo, ma l'uccisione in sé: uccisione a sangue freddo, di una persona inerme e cosciente di quel che l'aspetta.

Mi sono ricordato di qualcosa letto su un libro di Barthes, a proposito del punctum delle immagini, inteso all'incirca come ciò che ci colpisce, al di fuori della lettura razionale (lo studium):
Nel 1865, il giovane Lewis Payne tentò di assassinare il segretario di Stato americano W.H.Seward. Alexander Gardner lo fotografò nella sua cella; egli sta aspettando la propria impiccagione. La foto è bella, il giovane anche: è lo studium. Ma il punctum è: sta per morire. Io leggo nello stesso tempo: questo sarà e questo è stato; osservo con orrore un futuro anteriore di cui la morte è la posta in gioco.

(Roland Barthes, La camera chiara - Nota sulla fotografia. Einaudi 1980)

Poi ho fatto mente locale su quel che non vedo in tv, e che mi causerebbe ogni volta lo stesso senso di nausea perché precisamente gli stessi sono gli ingredienti: ciò che succede innumerevoli volte nei paesi dove vige ancora la pena di morte, i più sanguinari dei quali non sono considerati esattamente stati canaglia: l'Arabia Saudita, dove ancora cala la mannaia, la Cina, dove si può avere una pallottola nella nuca per corruzione, gli Stati Uniti, dove quello sconforto di chi va a morire può essere dilatato giorno per giorno per dieci o venti anni. Esempi superficiali di ciò che mi colpisce attraverso la parola scritta. Ecco, se potessimo guardare in faccia ciascun condannato steso sul lettino in attesa della civilissima iniezione letale, il punctum andrebbe di nuovo dritto allo stomaco.

Per chi rimescola nel torbido parlando di vizietto islamico e proclamandosi antropologicamente superiore, per chi rivendica la radice cattolica dell'Europa, propongo per concludere un piccolo esercizio di memoria, non così lontano nel tempo e nello spazio, che arriva fino alla cattolicissima Roma addì 24 novembre 1868 per Monti Giuseppe e Tognetti Gaetano. Ma più in generale, nel regno d'Italia e poi nella repubblica ci sono state esecuzioni fino al 1947, e solo nel 1994 è stata abolita la pena capitale "in tempo di guerra".

E' la storia di Gio. Battista Bugatti, meglio noto come Mastro Titta.
Le sue memorie (scaricabili in rtf o in txt), probabilmente apocrife ma basate sui suoi taccuini, ci raccontano come si viveva ma soprattutto si moriva qua dietro l'angolo nemmeno un paio di secoli fa. In calce allo scritto un elenco sul chi, come e perché del 516 suppliziati a cura del Bugatti. Da leggersi con calma.
Gli altri confortatori in ginocchio recitavano ad alta voce il Pater noster e l’Ave Maria e il Gentilucci rispondeva. Ma appena ebbe pronunziato l’ultimo Amen, con un colpo magistrale lo lanciai nel vuoto e gli saltai sulle spalle, strangolandolo perfettamente e facendo eseguire alla salma del paziente parecchie eleganti piroette.
La folla restò ammirata dal contegno severo, coraggioso e forte di Nicola Gentilucci, non meno che della veramente straordinaria destrezza con cui avevo compiuto quella prima esecuzione.
Staccato il cadavere, gli spiccai innanzitutto la testa dal busto e infilzata sulla punta d’una lancia la rizzai sulla sommità del patibolo. Quindi con un accetta gli spaccai il petto e l’addome, divisi il corpo in quattro parti, con franchezza e precisione, come avrebbe potuto fare il più esperto macellaio, li appesi in mostra intorno al patibolo, dando prova così di un sangue freddo veramente eccezionale e quale si richiedeva a un esecutore, perché le sue giustizie riuscissero per davvero esemplari.
Avevo allora diciassette anni compiti, e l’animo mio non provò emozione alcuna. Ho sempre creduto che chi pecca deve espiare; e mi è sempre sembrato conforme ai dettami della ragione ed ai criteri della giustizia, che chi uccide debba essere ucciso.

[...]

L’esecuzione ebbe luogo a Ponte e non offrì nessuno incidente notevole. Parevano proprio nati per il patibolo. Vi si avviarono colla massima indifferenza. Mentre io ne impiccavo uno gli altri assistevano quali spettatori senza batter ciglio. Si sarebbe detto che non fosse cosa che li riguardasse. Quando li ebbi strangolati tutti, dovetti, coll’aiuto del solo mio garzone, distaccarli tutti dalle forche. Quindi incominciò la carneficina. Il palco sembrava trasformato in una bottega da macellaro. Terminata anche questa operazione e deposte le teste e le braccia nella canestra, accendemmo la pira all’uopo innalzata e vi bruciammo i resti sanguinolenti del Lucarelli e del De Angelis. I vapori che si sviluppavano da quel carname in combustione si sollevavano biancastri e diffondevano una puzza nauseabonda.
A rizzare le teste e le braccia su porta Angelica, però dovemmo aspettar la notte, perché l’autorità pensava essere troppo pericoloso il farlo presente la folla.
All’albeggiare del giorno seguente i burrini che entravano da Porta Angelica, vedendo il truce spettacolo di quelle teste recise ed infisse alla sommità, livide e contratte, erano presi da un senso di terrore, e molti tornavano indietro fuggendo, quasi avessero paura di dover fare la fine medesima.
Risaputasi invece la cosa in città, fu un accorrere di gente infinita. In breve tutte le bettole dei dintorni riboccavano di curiosi, che vi traevano ilari, giocondi e contenti, come se si trattasse di assistere ad una festa.

[...]

Si istruì procedimento anche contro di lui, il quale di fronte alle prove irrefutabili che lo accusavano si rese confesso, e lo si condannò alla forca ed allo squartamento, ch’io operai due mesi più tardi, esponendo la testa spiccata dal busto e le braccia alla porta San Sebastiano. Ma l’interesse era già esaurito dall’antecedente esecuzione e questa passò quasi inosservata.

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domenica 23 maggio 2004


Arifacce
Il secondo più grande battutista vivente continua a farmi pervenire i suoi scompisciosi calembour. Non posso portare da solo questa croce, beccateveli pure voi; alcuni ci si mette un po' a capirli, e una volta capiti non ci si sente meglio.
  • Sophristicated lady: Daria Bignardi
  • Ecosistema: dopo che gli altri semiologi hanno fatto il casino
  • Cicerchiata: simbolo del copyright
  • Onomastico: la vedova Lennon è alquanto coriacea
  • Stoccolma: se mangio ancora mi sento male
  • Bouganville: abitato di diseredati, misero però pieno di fiori

P.S. voglio rivelare a questo punto le coordinate di due testi fondamentali che mi passarono brevemente per casa negli anni '70 segnando indelebilmente la mia adolescenza. Non li ho mai più ritrovati, e ora una ricerca sul sito dell'ICCU mi rivela che entrambi furono editi da Bompiani, e in quali biblioteche potrei trovarli:

Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Autore: Villaggio, Paolo
Titolo: Come farsi una cultura mostruosa / di Paolo Villaggio
Edizione: Ed. spaventosamente riv. e accresciuta
Pubblicazione: Milano : Bompiani, stampa 1973
Descrizione fisica: 1 v. : ill ; 20 cm
Nomi: Villaggio, Paolo
Paese di pubblicazione: IT
Lingua di pubblicazione: ita
Localizzazioni: LI0001 - Biblioteca comunale - Castagneto Carducci - LI
TO0072 - Biblioteca civica Nicolo' Francone - Chieri - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\LIA\0167396

Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Autore: Jannacci, Enzo
Titolo: L' incompiuter / Enzo Jannacci ; Giuseppe Viola
Pubblicazione: Milano : Bompiani, 1974
Descrizione fisica: 140 p. ; 20 cm .
Numeri: Bibliografia Nazionale - 751837
Nomi: Jannacci, Enzo
Viola, Giuseppe
Classificazione: 857.91 - SATIRA E UMORISMO ITALIANO. SEC. 20.
Paese di pubblicazione: IT
Lingua di pubblicazione: ita
Localizzazioni: BG0366 - Sistema bibliotecario urbano di Bergamo - Bergamo - BG
CN0065 - Biblioteca civica - Mondovi' - CN
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
LI0011 - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno - LI
MI0185 - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI
MI1289 - Biblioteca APICE - Archivi della parola, dell'immagine e della comunicazione editoriale - dell'Università degli studi di Milano - Milano - MI
MO0126 - Biblioteca comunale - Spilamberto - MO
MO0132 - Biblioteca comunale - Maranello - MO
MO0146 - Biblioteca del Quartiere Crocetta - Modena - MO
MO0199 - Biblioteca dell'Istituto statale d'istruzione Cavazzi Sorbelli - Pavullo - MO
PR0072 - Biblioteca Palatina - Parma - PR
RA0001 - Biblioteca comunale Pino Orioli - Alfonsine - RA
RA0016 - Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA
RA0036 - Biblioteca comunale Classense - Ravenna - RA
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
TO0080 - Biblioteca civica - Collegno - TO
VA0059 - Biblioteca civica Luigi Majno - Gallarate - VA
Codice identificativo: IT\ICCU\SBL\0573830

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Ha visto?
La cosa migliore di un film di Aki Kaurismäki sono sempre i titoli di coda. Non perché i suoi film non mi piacciano (almeno un paio li adoro) ma perché i nomi finlandesi sono sublimi.
Per dire, in uno stesso film recitano Marko Haavisto e Tuire Tuomisto.

Sempre a proposito di nomi scandinavi, segnalo una bella coincidenza:
forse non tutti sanno che in HTML le lettere accentate (o dotate di segni detti diacritici) vengono normalmente codificate col nome dell'entità racchiuso tra un "&" e un ";".
Così la "e" accentata del verbo essere alla terza persona singolare diventa "è" (tanto che guardando il sorgente di una pagina HTML si viene spesso presi da una certa ansia da dottore: "è grave? Ma è grave?").
Quando sono andato a svedesizzare il napoletano per il titolo di un recente post, In Kòppa a Pusellekåa, a causa della tipica "a" con l'anellino sopra, mi ci sono ritrovato coerentemente un' åa.

Di aringhe me ne ritrovavo ovunque anche durante il mio viaggio ernestoguevaresco di oltre dieci anni fa: come lui girò il sudamerica in motocicletta, io arrivai a Capo Nord con una Panda 750. Invece di Alberto Granado avevo come compagno di viaggio il mio amico Zac, che dormì per tutti i quattordicimila chilometri (strada facendo volemmo visitare ogni singolo manufatto edificato da Alvar Aalto). A Helsinki raccogliemmo un altro amico, col risultato che invece di avere uno che russava alla mia destra ne avevo anche uno inquadrato nello specchietto retrovisore.
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venerdì 21 maggio 2004


Vaglielo a spiegare
Durante la somministrazione della pappa serale, junior dà sempre grandi manate al piano del seggiolone, lasciando trapelare un certo disappunto.
Pensavamo ad un impeto rumorista, e invece stasera abbiamo capito: cerca cocciutamente di prendere l'ombra del cucchiaino e della mano nutrice che lo sostiene. La sua presa micidiale (cerca a volte di staccarmi amorevolmente il naso) nulla può per trattenerla.
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martedì 11 maggio 2004


Le belle psicosi di una volta
C'è stato un tempo felice in cui i pitbull giravano avvelenando le bottiglie di minerale nei ristoranti cinesi.
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sabato 08 maggio 2004


Unisoni
Stamattina, alla radio, Greg e Lillo hanno ripresentato l'originalissima battuta sui tre giorni del condom.
I casi sono tre, come i giorni in questione:
1) leggono questo blog (ehi, ciao!)
2) la battuta è vecchia come il cucco
3) in due riescono ad essere stupidi quanto me da solo
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venerdì 07 maggio 2004


Le cose belle del vivere a Roma
Sei in macchina da un'ora, un po' incazzato per esserti dovuto sobbarcare l'indesiderato attraversamento della città in pieno traffico, sotto un cielo piovoso color canna di fucile. Il primo pezzo di via Ardeatina, quando si biforca dall'Appia antica: è un tratto di strada che parla di una Roma esistita fino a un paio di secoli fa, sinuosa, ondivaga e stretta tra due muri. Poi con la coda dell'occhio percepisci un'anomalia.

Il muro che costeggi ha subìto un crollo, ma non totale: è rimasto integro il cordoletto superiore, e si sono formati così due specie di grandi oblò, come certe porte cinesi, a poca distanza tra loro.
Quello che rimane impresso sulla retina: di là dal muro, dove ti saresti aspettato edifici tra qualche giardino ed altri muri, appare invece un prato insospettatamente smisurato che piega quasi all'orizzonte, con l'erba lunga, di un verde irlandese, brillante, acceso dal sole. E tu intanto procedi nel grigio della strada, sotto la pioggia.
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giovedì 06 maggio 2004


Annamose a fa' du' spaghi
Mi è arrivata la pubblicità di un ristorante che si presenta come esclusivo. Dove "la cena viene servita nella più scrupolosa riservatezza ed eleganza".
Che si propone "ai DIRIGENTI, agli IMPRENDITORI, ai PROFESSIONISTI, ai BUSINESS MEN, alle SOCIETA', ai FUTURI SPOSI, a tutti i FUTURI DICIOTTENNI e LAUREANDI".
Ma allora che vogliono da me? Girando il depliantino che raffigura pareti foderate in legno scuro, velluti e moquettes in tinte autunnali, si legge:
"MESSAGGIO A TUTTI I FUTURI QUARANTENNI E CINQUANTENNI"
Eccolo là, mi hanno beccato.

Sfoglio e trovo gli esempi di menu, tutti a base di "i maccaroncetti", "i rombi chiodati", "le prelibatezze miste". Questa cosa degli articoli determinativi sui menu mi fa sempre pensare che abbiano un unico esemplare di ogni piatto per il primo che lo ordina, gli altri vadino a consumare gli snacks coi drinks e i cocktails all'american bars.
Qua almeno usano il plurale, viene da sperare che "le zuppe di aragosta" siano almeno un paio.

Ma soprattutto:
"TUTTI I VENERDI' SPETTACOLI DI ARTE VARIA COME DA PROGRAMMA" (che programma?) e "partecipazione straordinaria della cantante internazionale Marina Giarrusso".
Ok, ora ditemi cos'è una cantante internazionale. Come è fatta? Che fa? Come si distingue da una cantante nazionale? Dice "thank you" alla fine dei pezzi?
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Per dirne una
Quello che fa più orrore delle foto dei prigionieri umiliati non è vedere la sevizia, ma guardare in faccia chi si fa riprendere lì accanto sorridente o in posa da turista.
L'orrore non è il mancare coscientemente e crudelmente di rispetto all'umana dignità di qualcuno, non è il torturatore consapevole: è la non percezione della gravità del proprio gesto nello sguardo dei ragazzotti in divisa, l'evidente convizione di fare nulla più di una goliardata. Il bisogno di trarne un souvenir.
In una parola, il non considerare nemmeno lontanamente che si stanno ammucchiando persone e non cose. L'orrore è che esista una normalità del non rendersi conto. Figlia più di una certa educazione che dell'ignoranza, temo.
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Precisione dell'ANSA
Di iTunes e iPod avrete letto tutti, no?
No. Almeno all'Ansa qualcuno va ad orecchio coi nomi:
Ad un solo anno dal lancio del suo servizio di musica digitale iTune, in coda al quale ha sbancato il mercato dei lettori di musica digitale con il suo iPode

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Non faccia facce
Tornando dal lavoro, mi sono trovato di fronte due 6x3 affiancati, uno col faccione di Berlusconi, uno col faccione di Prodi. Al confronto diretto (l'unico a cui il pdc non riesce a sfuggire) il primo risulta molto più grande del secondo: alla fine l'impaginazione e il taglio di un'inquadratura parlano più dei banali slogan che fanno da didascalia.
Poi leggo su Repubblica.it:
"No - risponde Malan -, perché Prodi di facce ne ha almeno due: una da presidente della Commissione europea, oltre che da esperto di sedute spiritiche; l'altra da leader dell'Ulivo. Mentre il presidente Berlusconi ne ha una sola".

E non diciamo come.
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Mille giorni di te e di me
Ce lo portiamo appresso da oltre mille giorni.
Più di quanto sopportammo l'altro fardello, buonanima, che pure era bello pesante.

In compenso con l'esercizio ci siamo fatti due spalle così.
Musica, maestro.
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