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giovani tromboni
è un ossimoro apparente che ho trovato in un vecchio scritto di Italo Calvino,
rimanendone conquistato. Io un po' mi ci riconosco (mi dà il destro
per sentenziare), ciascuno poi ci si specchi
quanto crede.
Grazie a Google, ho poi scoperto che la definizione appariva già in una lettera
di Mario Luzi a Giorgio Caproni. Correva l'anno 1959.
P.S. leggo ora, con colpevole ritardo, che nel 1994 Tommaso Labranca invitava a trasformarsi in Giovani Salmoni (Andy Warhol Era Un Coatto - Castelvecchi),
andando contro la corrente del consenso collettivo. Non c'è un collegamento diretto coi giovani tromboni, ma una bella assonanza certo sì.
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giovedì 29 luglio 2004
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Iconoclastia Riunione coi russi. A un certo punto mi spiegano che i loro software usano il più possibile informazioni testuali nell'interfaccia, perché dalle loro parti hanno grossi problemi con le icone. I più non ne comprendono il significato, e una volta spiegato non lo memorizzano.
Pensando alle icone russe, questa cosa mi sembra meravigliosa.
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mercoledì 28 luglio 2004
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Gemelli diversi Da Repubblica.it:Torino, dona al gemello prima il midollo poi un rene
[...]
Quella dei due ingegneri è una storia di amore e generosità senza precedenti. Il maggiore, 45 anni - che è anche il donatore - abita a Roma, l'altro, trentottenne, vive ad Alba.
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Caramelle non ne voglio più Sulla spiaggia, dal radione piazzato sotto al culo del bagnino tatuato, si diffondono le voci di Mina e Alberto Lupo in "Parole, parole, parole".
Capisco totanbot che lo schema è esattamente lo stesso di quelle insopportabili miscele commerciali in cui la sgallettata di turno gorgheggia una cosina orecchiabile (a volte ripresa da degne canzoni del passato anche recente) e un tizio il cui nome comincia sempre con "feat." interloquisce borbottando cose come "yeh", "uacciamanna", "ya know", ecc.
Era il 1971, e non ci facevamo mica mancare nulla.
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Quello che i giornali non scrivono Stamattina, al bar, sono ricomparse le zuccheriere sul bancone. Quelle col beccuccio, che erogano esclusivamente secondo due modalità: "niente" e "la montagna incantata". A quanto pare non sono più fuorilegge.
Le igieniche bustine costringevano all'utilizzo della seconda mano, quella impegnata col cornetto, per il quale toccava tentare equilibrismi che lo proiettavano nel portaombrelli, o trovare un appoggio sulla parte più lercia del bancone, quella appena ripulita dal barista con lo straccetto unificato a norme ISO, in precedenza adibito ad asciugamano del bidet di Attila l'Unno.
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mercoledì 21 luglio 2004
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Non bastavano Paola e Chiara
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martedì 20 luglio 2004
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Ma io scherzavo Quando dicevo "aridatece i Duran Duran".
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giovedì 15 luglio 2004
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Rupe Tarpea Che il governo fosse in procinto di zompare si sapeva, ma che si allenasse già non lo potevo sospettare (da Repubblica.it):
Roma, 18:23
Governo, giovani Fi intonano coro anticomunista e Berlusconi salta
Un gruppo di giovani di Forza Italia ha accolto Silvio Berlusconi fuori da Montecitorio con il coro: "Chi non salta comunista è". Il presidente del consiglio ha saltato con loro.
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lunedì 12 luglio 2004
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Cemento mori Sulla variante Aurelia è in corso d'opera la sostituzione dei new jersey con i guard rail metallici. I new jersey sono quei torroni in cemento armato comparsi in gran copia su strade e autostrade italiane negli ultimi vent'anni (so tutto sui new jersey, ero abbonato a una rivista chiamata "L'industria italiana del cemento" dove si scopriva che esiste gente il cui principale impegno è scagliare dei TIR a varie angolazioni contro queste barriere per vedere se e come rimbalzano).
Dato che i new jersey sono messi in sede imbullonandoli a dei tirafondi, pensavo che la rimozione fosse una questione di sbullonamenti. E no, lungo la strada ho visto il cantiere: usano una specie di benna con in cima una gigantesca chela di granchio che crunch crunch crunch sbriciola i manufatti cementizi che poi vengono rimossi a colpi di pala. Contenti loro.
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Moretti ci ha rovinato tutti Posto di fronte ai legittimi esperimenti monosillabici di junior, mi sono sorpreso a dirgli:
"Dai, basta coi ghé, dì qualcosa di sinistra".
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Version Impossible L'altro giorno Yorker aveva segnalato il gatto Bucky che fa la Haka.
Se non avete capito una parola della frase precedente lasciate pure perdere (al limite aver seguito Dove osano le Quaglie può aiutare).
La notizia è che su Linus di questo mese la striscia in questione appare, tradotta: incluso il grido finale "HI!" che è diventato "CIAO!".
So che tradurre è difficile, ma tradurre strisce lo è ancora di più: non basta sapere la lingua, bisogna conoscere pure il contesto culturale ed essere in grado di trasferire una cosa sottile e sfuggente come l'umorismo. Quasi mai la traduzione letterale rende. Chiunque abbia tradotto i Peanuts si è preso delle libertà che funzionano benissimo (Ciccio per Chuck, non chiamarmi capo da Sir, il Grande Cocomero che è una zucca, ecc.). Chi ha tradotto Dilbert facendo diventare Dogbert e Catbert rispettivamente Canbert e Gattbert è stato invece vittima di un inutile eccesso di zelo. Augh.
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Era ora Nei giorni scorsi sul sito del Foglio sono andate on line piccole ma importanti modifiche, oserei dire migliorie, che tra una cosa e l'altra mi hanno fatto compagnia per più di due anni. Spumantino virtuale, va'.
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mercoledì 07 luglio 2004
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Orgoglio e prelavaggio Ieri sono riuscito a mettere su e stendere due bucati: riempimento lavatrice prima di uscire, svuotamento stendimento e riempimento nella pausa pranzo, svuotamento e stendimento al ritorno, la sera. E' il tipo di lavoro che nobilita l'uomo, altro che i minuetti da donnicciole sul computer.
Stamattina l'annunciato bollino blu alla moto: ero molto in pensiero, ho girato una settimana da fuorilegge al solo scopo di fare espettorare l'espettorabile alle marmitte rugginose.
Di buon'ora vado, con l'aria furtiva di quello che sa che dovrà allungare una mancia all'officina: aspetto a lungo, perché sui rulli c'è una Suzuki nuova che accendono, spengono, sgasano, regolano, scuotendo la testa. Alla fine un conciliabolo, poi rimettono in moto la Suzuki e rifanno il test: solo che la sonda è stata nel frattempo infilata nella marmitta di un Liberty 150 appositamente collocato lì accanto.
Tocca a me, mi aspetto con vergogna il trattamento liberty, invece il ragazzetto dopo nemmeno un minuto mi sorride e fa "queste BMW sono incredibili", e quando consegna lo scontrino del test all'amministrazione aggiunge "in pratica è catalitica".
Sono uscito con un sorriso ebete stampato in faccia, ora ho i denti pieni di moscerini.
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Mi è rimasta una cosa nell'orecchio Ma proprio nessuno ci ha fatto caso che il ritornello di "Ti porto in Africa" di Mango è pressoché identico, anche nel richiamo al titolo, ad "Africa" dei Toto?
Basta ascoltare i rispettivi versi:
- I passed some rains down in Africa
e
- L'ho raccontato al vento che ti porto in Africa
ci mancano solo i coretti dei fratelli Porcaro & co.
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A discolpa di Red Ronnie Mi rendo conto a volte che ho sempre letto di musica più di quanta ne abbia ascoltata (e così di cinema e di altre cose, in effetti); ultimamente poi mi capita di rado di avere a disposizione dieci minuti filati in cui posso piazzarmi una cuffietta alle orecchie senza che qualcuno o qualcosa venga ad interrompere un ascolto anche superficiale, di sottofondo.
Succede insomma che settimanalmente sfoglio "Musica" di Repubblica, tanto per non perdere il filo di quel che si dice nel campo. A volte devo fare uno sforzo perché la mania di mettere etichette per similitudine ha raggiunto livelli parossistici e fastidiosi: avevano cominciato sul Venerdì con la formuletta RSVP (raccomandato se vi piace), e passi, ma le minirecensioni infarcite di "il brano A è Hendrix come lo suonerebbero i Platters, il brano B rimanda ai Genesis in versione rockabilly, il brano C..." mi danno la nausea. Ora il vizio si è diffuso a macchia d'olio nell'inserto musicale: le "ricette" con un 30% di Aretha Franklin, un 20% di Carole King e un 50% di Norah Jones (dose fissa), gli alberi genealogici coi rimandi ai padri putativi, tutto di una vaghezza e un'arbitrarietà semplificatrice che lascia l'amaro in bocca.
Comunque mi leggo le recensioni nelle ultime pagine, e fatta la tara dei tic linguistici dei recensori (ce n'è uno che se non parla di "attitudine" dell'artista si copre di bolle), tendo a fidarmi dei pallini o stellette, semplificazioni ante litteram ma senza tanti fronzoli, dirette e sincere.
Poi capita che senta in radio questi nuovi fenomeni del rock che viaggiano sui quattro o cinque pallini: vabbe' che i singoli sono sempre più commerciali del resto, ma io chissà che mi aspettavo e invece mi trovo somministrate niente più che canzoncine, poppetto insulso, orecchiabile e appena originale se proprio va bene. Tutto qua?
Tanto per fare i nomi, mi è capitato con gli Air di cui ho già detto, coi Franz Ferdinand, coi Maroon 5, coi N.E.R.D., e aspetto gli altri al varco: specialmente gli islandesi tristi e i norvegesi acustici.
Aridatece i Duran Duran, allora. C'era più ciccia. Senza ironia sul bolso cantante.
Poi uno dice che si sdogana di tutto.
P.S. Scordavo: la settimana scorsa tra i giudizi sull'ultimo disco dei Beastie Boys veniva riportato così quello di Entertainment Weekly:i ritmi sono semplici ma efficaci ed è un bene che manchino le campane e i fischi del passato Io lì a lambiccarmi il cervello per ricordare qualche pezzo dei BB con questi arrangiamenti da rumoristi. Poi provate a ritradurre verso l'inglese in maniera letterale: salta fuori che si parlava di bells and whistles, cioè i fronzoli. Ah be'.
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martedì 06 luglio 2004
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Fenomenologia televisiva minima L'insonnia derivante dallo spopolamento estivo della magione ha come effetto che stento a chiamare positivo il fatto che sono tornato a guardare un po' di tv. In questo periodo il nulla abituale si intensifica tramite l'ostensione annuale dei fondi di magazzino (fanno prendere un po' d'aria alle bobine, e via di nuovo in cantina).
Ieri sera, comunque, ho scoperto che su Antenne 2 fanno la versione francese delle Iene: format identico a quello di Italia 1, vedere la stessa spontaneità recitata in due lingue diverse lascia quanto meno spaesati.
Ma il meglio viene dai telefilm: abbioccatomi in canotta d'ordinanza davanti alla frittatona di cipolle, riapro un occhio ad un'ora imprecisata e vedo Faletti ancora giovane che in compagnia di Oppini, Alessandra Casella e altri volti molto eighties recita in una serie chiamata "Colletti bianchi". Ne serbavo un vaghissimo ricordo, di cosa già ai suoi tempi (1988) molto prevedibile, tutta quella Milano da bere, quelle acconciature, quelle giacche, quegli ex del '68 e del '77 a scrivere sceneggiature come unico lavoro intellettuale possibile, abbeverandosi per campare ai prodromi craxiani del cancro berlusconiano (non so bene se significa qualcosa, è una frase impressionista).
E, sui titoli, un flash: Connie Nielsen. QUELLA Connie Nielsen? La Lucilla del Gladiatore, l'unica cosa decente di quel filmone? Lei: a 23 anni era una cricetona insipida tutta guance, esempio perfetto della sindrome Sharon Stone, qualche ruga per passare dall'assenza assoluta di fascino al magnetismo felino. Con il consueto aiutino di imdb vedo che dopo un "Vacanze di Natale '91" e qualche anno di purgatorio, ha fatto quasi solo film di serie A o quasi.
Null'altro di rilevante da segnalare, mi sa che incollo un monoscopio di carta allo schermo e guardo quello.
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lunedì 05 luglio 2004
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Le due italie Da un aneddoto captato nel quotidiano teatrino volterrano ai giardinetti:
si riporta la lamentazione di una donnina contro l'ex marito e la nuova compagna, in particolare riguardo ai rispettivi stili di vita.
"Noi fagioli. Pagati. Loro pollo. Da pagare."
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Animal farm Breve parentesi cecinese, torno a nutrirmi delle locandine del Tirreno. Stavolta:- Arrestato "topo d'appartamento"
- Trovata gattina ai canottieri
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Ricorsivo Ieri ero sull'autostrada, in una polo verde in una polo verde.
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Obragrafica:
one two three four five
Il piccolo popolo che si manifesta sui bordi dei fogli durante telefonate, riunioni, attendereprego, e altre occasioni.
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Tutti i commenti del mese:
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GAAG Gruppo di autoaiuto ascoltatori Genesis:
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Interreferenze:
Qua si tifa:
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