giovani tromboni
In the age of Umbilicus
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David Foster Wallace
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giovani tromboni
lunedì 28 febbraio 2005


Scritti corsari
Parlare a un bambino è una bella responsabilità. I bambini non sono scemi o ingenui, hanno solo pochi dati a disposizione; e sulla base di quei pochi dati devono costruire le loro teorie, le loro costellazioni, la loro visione del mondo. I sistemi di riferimento, le tassonomie, le gerarchie; questo genere di cose.

Un dato approssimativo, che ad un adulto risulta palesemente tale, ad uno sbarcato da poco su questo pianeta può apparire come un dato fondamentale. Un modo di dire può essere preso in maniera letterale. Un nesso causa-effetto interpretato secondo una logica astrusa, ma internamente stringente.

Ricordo che la raccomandazione "non correre che finisci sotto una macchina!" aveva generato in me - che correvo diligentemente sul marciapiede e non mi sognavo nemmeno di buttarmi in mezzo alla strada - la convinzione che a seguito di una mia eccessiva accelerazione sarebbe comparsa all'improvviso una macchina in fondo al marciapiede, che mi avrebbe inseguito slalomando tra i pedoni. Christine la macchina infernale, una quindicina d'anni prima del film.

Ma è sui corsari che la mia vena speculativa entrò in crisi.
Si parte da una canzone dello Zecchino d'oro del 1963, "I tre corsari". Ho ancora su vinile un'intensa versione di Topo Gigio, degli interpreti originali trovo solo questa traccia sull'Enciclopedia dei matti italiani:
Uno dei tre bambini che allo Zecchino d’Oro cantavano:
Tre corsari, tre corsari/ Se ne van pei sette mari/ I corsari sono tre/ E i pirati trentatré
ora va a bere al Moretto. Ha la barba e i capelli lunghi, e guarda con un sorriso che non si capisce.


Dunque, i corsari erano tre, i pirati trentatré. Quindi i corsari erano una specie di corpo elitario, vestiti con camicia di raso e cappello a tesa larga, dei moschettieri del mare, mentre i pirati erano cionchi, monchi, guerci, ubriaconi con la bandana (che ai tempi portavano solo i poco di buono, mentre ora... no, come non detto). A plasmare l'iconografia corsara in stile Errol Flynn contribuivano non poco le copertine dei libri di Salgari. Nella canzone si citano un corsaro rosso, uno verde, uno nero. Indubbiamente il più importante doveva essere quest'ultimo, vuoi per il look più cool (ce li vedi gli altri tutti in tinta fin agli accessori, come un gambero e un ramarro?), vuoi perché titolare appunto di un romanzo di Salgari, insieme alla prole (Jolanda, la figlia del Corsaro Nero). Si poneva ora il problema di creare le giuste corrispondenze tra la la dimensione musicale e quella letteraria: una coerenza temporale e fattuale tra diverse rappresentazioni di personaggi immaginari. In pratica il problema della continuity che si posero, sempre una quindicina d'anni dopo, alcuni talentosi autori di fumetti in casa Marvel. I corsari, per quanto diversamente pigmentati, erano fratelli? La figlia del corsaro nero e il figlio del corsaro rosso erano dunque cugini? E i superpoteri? Il Corsaro Rosso più grosso di un dragone doveva essere alto e sovrappeso, col vizio del bere, ma in definitiva bonario. Il Corsaro Verde più forte di un leone non poteva che essere compatto e muscoloso, un piccolo Hulk per giunta in tinta. Il Corsaro Nero più nero del carbone: astuto, sottile e perfido, un capo naturale. Ma quando si erano estrinsecate queste loro differenze? C'era stato un tempo in cui, giovani, vestivano tutti di beige?

Faticosamente, applicandomi ai testi disponibili, mi ero comunque costruito un'impalcatura che reggeva. I corsari con famiglia e i pirati stavano tutti al loro posto, nelle caselline giuste.

Poi arrivarono i filibustieri a scombinarmi tutto.
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sabato 26 febbraio 2005


So 40's
I quarantenni so' veramente forty.
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lunedì 21 febbraio 2005


Carriere
Se è vero che esiste chi a domanda risponde "da grande voglio fare il calciatore e la velina" (non contemporaneamente, si intende accoppiati), mi dico: un calciatore a 35 anni è finito, una velina probabilmente prima.

Non so a voi, ma immaginarmi una coppia calciatore-velina intorno ai 45 anni mi riempie di una curiosa tristezza.
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sabato 19 febbraio 2005


Onomatologia
Enrico Maria ha prodotto oggi, col rilevante contributo della sua signora, il piccolo Giulio Vittorio. Ci riteniamo molto onorati per la scelta del secondo nome, pure dopo aver constatato che così si chiama il nonno del pargolo.

Tra tutti i consigli che dall'alto della nostra esperienza possiamo dare al fertile amico, uno mi sembra il più opportuno: ora tocca rendersi presentabili come padri prima che raggiungano l'età della ragione.
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giovedì 17 febbraio 2005


Rocky Raccoon
Stasera, grazie a un paio di risvegli notturni di Junior raffreddato e a una giornata lavorativa intensa, nello specchio del bagno mi è comparso, al posto del solito Michele Serra, il cattivo dei film di Charlie Chaplin. Orbite e carbone.

E quel che è peggio: invece di pensare che devo dormire di più, mi sono detto che avrei bisogno di un buon prodotto per il contorno occhi.
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martedì 15 febbraio 2005


Quello che non va
Levata di scudi, insurrezione popolare, disordini e lettori incatenati sulla Cristoforo Colombo per il cambiamento di grafica di Repubblica.it.
E' vero che l'abitudine gioca parecchio in tali questioni, ma è pur vero che l'impatto è stato al 99% negativo. Dato che la critica "era meglio prima" lascia un po' il tempo che trova, ho cercato di analizzare razionalmente secondo la mia modesta esperienza i punti deboli della nuova impostazione.

home repubblica


1) I menu di navigazione su due righe: se non me lo avesse spiegato l'articolo di presentazione, non avrei mai capito la gerarchia (sopra le varie home page tematiche, sotto le sezioni). L'azzurrino e la sottolineatura non le distinguono a sufficienza. L'allineamento ad incastro col logo disorienta ulteriormente il lettore.

2) La separazione del banner superiore è perfino eccessiva: listone nero a lutto, e fondo grigio: quella è l'unica parte che sarebbe stata chiara e inequivocabile anche solo appoggiata su fondo bianco.

3) Viceversa, i due banner infilati tra testata e notizie hanno sempre creato una sensazione di confusione: in più l'accoppiamento dei due ha spesso effetti comici nella combinazione dei testi, o come in figura non si distinguono se si accordano cromaticamente: qua dei fili di separazione anche verticali e un fondo diverso avrebbero invece aiutato.
Guardate cosa combina il caso se ci si mette:
home interna repubblica


4) Va bene la scelta di impostare una tabella a larghezza fissa, ma perchè attaccarla a sinistra, lasciando sconfinate praterie bianche sulla destra? Per evitare lo sbilanciamento si poteva centrare tutto, senza alcun danno per le risoluzioni 800x600.

5 e 6) Ad accentuare la percezione di disordine denunciata dalla quasi totalità dei lettori, contribuisce non tanto la scelta di aggregare le colonne in vari modi, quanto quella di non rispettare la griglia sottostante. Basterebbe tenere alcuni allineamenti, in 5 quello verticale, in 6 quello orizzontale, e mettere un filo o un fondo sotto la notizia principale per tenerla insieme al testo senza ambiguità con quello sottostante.
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domenica 13 febbraio 2005


Il senso della misura
Dialogo sull'altalena, tra bambino di circa nove anni e bambina di quattro:
"Io peso trentotto chili, e tu?"
"Io due metri!"
"Ma non si può pesare due metri"
"Un metro?"
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Giddup!
Sul sito del blogrodeo (che, confesso, non ho mai capito bene come funzioni) è partita una tenzone che mi divertiva.
Solo che mi sono scoraggiato dopo aver letto le creazioni di miic, insuperabile come un tonno in olio d'oliva.

Così mi sono rivolto a Pasqualino Rutto Semipare, il mio agost writer (scrive al posto mio quando sono in vacanza), per sentire che cosa poteva fornirmi in cambio di tre etti di porchetta. Neanche lui ha capito il gioco, ecco le prove:

santommasochista: colui che non crede se non ci mette il naso. Es. Lei: "Il piccolo ha rifatto la cacca" Lui: "Non credo, aspetta che sento il pannolino".

menarchia: forma di governo matriarcale, può essere illuminata o assoluta. Quest'ultima si caratterizza per sindromi di irritabilità a cadenza mensile.

siniscalco: artigiano dell'alto medio evo, nel mentre uno ferrava i cavalli lui stava lì a fargli i conti in tasca.

bonoteista: ascoltatore ossessivo di un'unica band irlandese.

tricotanza: atto di sfida, consiste nel passarsi la mano nei folti capelli di fronte a uno stempiato.

coglione: sconsiderato che passa il suo tempo nei campi assemblando mazzetti di margherite.

primitivo di Manciuria: antico vino rosso e corposo, veniva prodotto dai sinantropi pestando l'uva coi loro piedoni gialli.

sorcetto al limone: liquame digestivo, si serve per rinfrescarsi la bocca dopo il salame di Felino.

ritratto di s'ignora: la Gioconda, Monna Lisa, o chi caspita era quella lì.

giuramento di ippocrita: il veterinario che mentiva ai cavalli.

misticanza: religiosità sincretica e sintetica veicolata da libri di grande successo.
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mercoledì 09 febbraio 2005


Ripassino 2 (il Sapientino)
Per cavalcare un successo insperato senza faticare (L'angolo del pedante ha avuto un record di commenti), mi accingo a scongelare una busta di regolette preparata a suo tempo dall'amico Angelo, il quale oltre a riempire il suo blog YAFB di tette, culi e allegri scoreggioni si cagiona profonde occhiaie passando le sue nottate sul sito dell'Accademia della Crusca.

Quando andremo in pensione, io e lui ci riuniremo ogni giovedì sera di fronte al caminetto acceso, intepidendo un calice di vino da meditazione nella conca delle mani mentre ci dedichiamo a coniugare il passato remoto dei verbi "nuocere" e "cuocere".

Bando alle ciance, ecco il suo

Sapientino,
ovvero l'insopportabile secchione.

Giusto Sbagliato Esempio Commento
lunedì,
gennaio
lunedi, Lunedi,
Gennaio
Ci vediamo lunedì 4 gennaio I giorni della settimana ed i nomi dei mesi devono essere scritti sempre in minuscolo. La i finale nei giorni della settimana è sempre accentata.
ne, ne', nè Non vengo né oggi né domani.  
se, sè Lo versò su di sé L'unica eccezione è nelle locuzioni "se stesso" e "se medesimo", in cui si può non accentare.
perché, poiché... perche', perchè, poichè, poiche'... Sai perché sono qui? le parole composte con "che" vogliono l'accento acuto
è, cioè é, e', cioé, cioe' Quello è uno scemo, cioè un deficiente. La terza persona singolare presente del verbo "essere", e tutti i suoi composti, vogliono l'accento grave.
c'è ce', c'é C'è qualcosa che non va.  
ce n'è c'è ne', c'è n'è... Di ventotto ce n'è uno, tutti gli altri ne han trentuno.  
qual è qual'è Qual è tra le due quella che preferisci? "Qual" non va mai apostrofato
qui, qua qui', quì, qua', quà Vieni qui, non ti farò niente... Non vanno mai accentate.
li', li Vai lì, c'è una bella sorpresa per te! "lì" va accentato per distinguerlo dal pronome "li"
po' po, pò Il tuo vestito non mi piace neanche un po'. Deriva da "poco" per elisione
un + parola maschile un' + parola maschile E' un amico davvero sincero. L'articolo "un", quando accoppiato ad una parola maschile che incomincia per vocale, non va mai apostrofato. L'articolo "una" invece sì (ad esempio "un'amica").
si, si' Sì, hai proprio ragione Il "sì" affermazione va accentato per distinguerlo dal pronome riflessivo "si".
fa fà, fa' Questa pizza fa schifo.
Un anno fa nasceva Peppino.
 
fa' fà, fa Fa' la cosa giusta Quando usato al posto di "fai", "fa'" va apostrofato. "Fà" è una parola che in italiano non esiste.
per favore... grazie di... Per favore, sii sollecito nelle tue azioni. "grazie di..." è un'erratissima traduzione del corretto "merci de..." francese.
... ............... Guarda che bella macchina... I puntini di sospensione devono essere sempre e solo tre. Non uno di più, non uno di meno.
do, dò do' Do per scontato che tutto vada bene. Si può usare sia "do" che "dò"
da,da' Quando è nelle peste dà tutto. Se è voce del verbo "dare", "dà" deve essere accentata

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lunedì 07 febbraio 2005


Hey Hey My My Rock'n'Roll will never die
Li ho visti con la coda dell'occhio e non ci volevo credere. Possibile che un manifesto resista alle intemperie per vent'anni, senza nemmeno scolorirsi?
Gli Hanoi Rocks in concerto. Nel 2005.
Ci fu un tempo in cui andava una cosa che qualcuno ha definito "hair metal", caratterizzata da musicisti pettinati e truccati in maniera pressoché indistinguibile dalle playmate e ballerine del tubo che pure affollavano i loro video. Ce ne furono di tutti i tipi e sfumature, dal Bon Jovi ancora ruspante ai Motley Crue, e via cotonando. In generale, oltre a questo machismo in vesti troiesche, li accomunava il fatto di sembrare tutti strafatti di coca. Gli Hanoi Rocks erano uguali, ma sembravano fatti di eroina.
Però si mantengono ancora bene: tipo la Pampanini e il suo portinaio.
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giovedì 03 febbraio 2005


Panzettoni
Ci torniamo su ogni anno in molti, quindi non sto a rifare tutta la storia del giorno della marmotta, che è anche il giorno della candelora, che è anche uno dei giorni della merla.
Dico solo che se dovessi farmi augure od anche aruspice, onde trarre auspici dai segni che rilevo scrutando il volo del tempo e le sue viscere, penserei a un inverno ancora lunghetto.

Da lunedì ogni sera poco prima di mezzanotte mi muore senza un gemito l'ADSL, per un'oretta o due, proprio nel bel mezzo dell'unico periodo in cui riesco a usarla. Ho consigliato al provider di esporre il seguente avviso:
2 febbraio 2005 - ore 14:30
Vi informiamo che ogni sera, dalle 23:40 alle 2:20, è previsto un intervento di manutenzione della donna delle pulizie, che deve passare l'aspirapolvere nella server farm di xxxxxx.it. A causa della carenza di prese elettriche, è costretta per questo a staccare la spina della porta ATM. Si prevede che tali disservizi si protrarranno fino a che non riusciremo a comprare una ciabatta e una prolunga.


Da lunedì giro con cinque euro in tasca, e ne devo dieci a una collega. Ho provato una dozzina di bancomat diversi, e tutti hanno il prelievo fuori servizio. O assenza di collegamento, écran rouge. Uno mi ha tentato con "operatore al lavoro" per poi ripiegare sulla storia del collegamento. Un altro ha funzionato alla persona di fronte a me, mi ha fatto inserire la tessera, ha frullato cinque minuti creando una fila impaziente alle mie spalle, per poi ripiegare (anca lu') sulla storia del collegamento, in rosso. Mi hanno pure guardato male.

Mentre salivo e scendevo dalla macchina in corrispondenza dei bancomat, sentivo a singhiozzo la radio, dove Condor parlava ovviamente della marmotta Punxsutawney Phil, e dato che Luca è un uomo di mondo che non sbaglia una pronuncia io distratto sentivo nominare questo Panzettoni Phil.

Se esistesse un personaggio Panzettoni Phil, mi starebbe molto simpatico. Col giro vita che mi ritrovo finisce che a carnevale mi vesto proprio da Panzettoni Phil.
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martedì 01 febbraio 2005


Razza piagnona
Il ministro per le gallerie Pietro Lunardi sostiene che gli italiani sono affetti da "lamentite" perché incocciano nella neve senza catene a bordo, quindi cazzi loro e zitti e muti.
Mi è corso il pensiero a chi aveva a bordo bambini o malati e si era messo in viaggio per necessità, facciamo l'esempio di un'operazione chirurgica. Di chi casomai le catene a bordo ce l'aveva ma è rimasto bloccato lo stesso per tre giorni e forse un thermos di caffé caldo l'avrebbe pure meritato, per sorseggiarlo assistendo alla fustigazione degli scatenati da parte delle solerti forze dell'ordine.
L'insegnamento che ne traggo è che bisogna sempre avere a bordo le catene. E anche un lucchetto bello grosso. Fosse mai che incontri nella tundra il ministro per le gallerie in panne perché ha bucato (e si è scordato il ruotino), vuoi perderti l'occasione per incatenarlo ad un albero ben esposto al vento, e passarlo a riprendere dopo tre giorni?
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