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giovani tromboni
è un ossimoro apparente che ho trovato in un vecchio scritto di Italo Calvino,
rimanendone conquistato. Io un po' mi ci riconosco (mi dà il destro
per sentenziare), ciascuno poi ci si specchi
quanto crede.
Grazie a Google, ho poi scoperto che la definizione appariva già in una lettera
di Mario Luzi a Giorgio Caproni. Correva l'anno 1959.
P.S. leggo ora, con colpevole ritardo, che nel 1994 Tommaso Labranca invitava a trasformarsi in Giovani Salmoni (Andy Warhol Era Un Coatto - Castelvecchi),
andando contro la corrente del consenso collettivo. Non c'è un collegamento diretto coi giovani tromboni, ma una bella assonanza certo sì.
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sabato 29 aprile 2006
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L'ora t'aria Quando un musicista ha superato i suoi tempi migliori, artisticamente parlando, cosa fa? Passa all'oratorio.
Paul McCartney ne ha scritto uno.
Claudio Baglioni l'ha progettato.
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Il migliore dei mondi possibili Confesso che a volte, quando si parla delle cose politiche italiane, ho la sensazione di essere l'ingenuotto che basa le sue opinioni sui soli fatti esteriori immediatamente visibili, mancando totalmente delle informazioni "di background" che spiegano e motivano tali fatti. Quello ha fatto così perché era amico di quell'altro, ma vogliono fargli pagare quella cosa di dieci anni fa, e quindi fa quel gioco perché conta che un domani succeda quest'altra cosa propiziata dalla corrente tale che finanzia il giornale talaltro, eccetera. Non c'è una frase di Cossiga che sia spiegabile o comprensibile a un profano come me, ad esempio.
Non sono così convinto che i bene informati abbiano poi sempre ragione, ma gran parte della sicurezza dietro alle loro affermazioni credo derivi da questa visione allargata che hanno, basata su informazioni che quasi mai troverai scritte su un giornale (o comunque non in maniera tale da evidenziare la loro crucialità).
Di casi dove si creano schieramenti molto netti, sebbene trasversali, ce ne sono a bizzeffe, anche clamorosi. Ma in questo momento mi sto interrogando su uno in particolare, tornato alla ribalta con l'elezione del presidente della camera, che potrei sintetizzare così: per la sinistra, D'Alema è il problema o la soluzione?
Non riesco a conciliare le opposte rappresentazioni che ne fanno tutti quelli che ne parlano in maniera netta: o è la mente sopraffina, l'unico che ha capito tutto e ha la statura morale e politica per traghettare la sinistra italiana verso una dimensione europea e chi più ne ha più ne metta, o è il traditore opportunista che per seguire il suo narcisismo istituzionale ha consegnato l'Italia bella impacchettata nelle mani unte di coso, quello lì, ormai non ne ricordo il nome.
Veramente, io non so che pensarne. E' il migliore (no pun intended) o il peggiore?
Un tempo mi chiedevo la stessa cosa di Martelli, per dire. Ricordo che era il D'Alema dei socialisti, il politico fine, quello lucido, intelligente, equilibrato. Poi senti Ferrara e Facci che glie vogliono mena'.
Di fronte a posizioni così nette mi sento come quando scopri di colpo che nella tua cerchia parentale ci sono un paio di persone che non si parlano, e tutto per un litigio stupido (ma per loro importante) di vent'anni prima.
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one two three four five
Il piccolo popolo che si manifesta sui bordi dei fogli durante telefonate, riunioni, attendereprego, e altre occasioni.
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