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giovani tromboni
è un ossimoro apparente che ho trovato in un vecchio scritto di Italo Calvino,
rimanendone conquistato. Io un po' mi ci riconosco (mi dà il destro
per sentenziare), ciascuno poi ci si specchi
quanto crede.
Grazie a Google, ho poi scoperto che la definizione appariva già in una lettera
di Mario Luzi a Giorgio Caproni. Correva l'anno 1959.
P.S. leggo ora, con colpevole ritardo, che nel 1994 Tommaso Labranca invitava a trasformarsi in Giovani Salmoni (Andy Warhol Era Un Coatto - Castelvecchi),
andando contro la corrente del consenso collettivo. Non c'è un collegamento diretto coi giovani tromboni, ma una bella assonanza certo sì.
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giovedì 29 giugno 2006
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E noi a preoccuparci delle mucche Oggi ho ricevuto una cartella pazza dall'agenzia delle entrate.
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giovedì 22 giugno 2006
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Siamo circondati Stamattina mi sono accorto che hanno messo degli spazi pubblicitari sulle pistole (erogatrici, quelle senza il piombo) dei benzinai.
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mercoledì 21 giugno 2006
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Ernesto Ansante anch'io Rubrichetta dei dischi estemporanea. E' vero che c'è tutto un filone inestirpabile di coltivatori esclusivi di vecchie glorie, io stesso non ascolto in pratica roba che vada oltre il 1982, al massimo episodi successivi di chi ha prodotto qualche capolavoro anteriore a quella data.
Se vedo gli ultimi cd che mi hanno o mi sono regalato, ne ho la conferma: il doppio dal vivo degli Allman Brothers al festival di Atlanta, il triplo dal vivo dei Led Zeppelin, il quadruplo cofanetto dei Genesis, e poi quelli di questi giorni, in due parole:
David Gilmour, che rifà lo stesso disco dei Pink Floyd da vent'anni, ed è probabilmente un male;
Donald Fagen, che fa lo stesso disco degli Steely Dan da trent'anni, ed è sicuramente un bene;
Paul Simon, che fa un disco strano un po' duro da digerire, ma se lo lasci decantare ti rendi conto che ha un retrogusto fantastico, insomma è un gran bel disco, ecco. E non ho amato (a volte non ho proprio sentito) le sue uscite successive a Hearts and Bones, anche se insisto a preferire il misconosciuto One Trick Pony.
Madonna che giro che ho fatto, volevo solo dire che Surprise è un gran disco, che migliora ad ogni ascolto.
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mercoledì 14 giugno 2006
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Arretrati Questa cosa di definire Veltroni buonista: prima delle elezioni lui i suoi calcoli se li è fatti eccome.
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martedì 13 giugno 2006
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Me ne intendo di sport Ieri ho sentito uno che diceva "golden gala" e ho capito "gol del Ghana". O viceversa, non ricordo.
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lunedì 12 giugno 2006
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Wishful Thinking Una volta da Coin ho comprato delle scarpe molto belle, ultimo paio a metà prezzo; in più esattamente del mio numero (e ho una mezza misura), incredibile, non mi sembrava vero. Saranno passati tre o quattro anni quando prendendo in mano la scatola e leggendo il numero mi sono reso conto che le scarpe sono sì 43 e mezzo, ma io porto il 42 e mezzo.
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Quattro cani per strada (a volte esagero) Con la storia del secondo cane telepate vi state avvicinando alla verità, cari commentatori. Ma non vi voglio tantalizzare, già son troppi i misteri d'Italia.
Ecco dunque com'è andata: intorno alla mezzanotte, esco dal mio cancello sacchetto di monnezza alla mano, e punto subito verso il cassonetto in fondo alla via, senza nemmeno guardare se arrivano macchine come faccio di solito, specie se all'altra mano ho attaccata la personcina che un giorno tutto questo sarà suo.
Mentre avanzo da un cono di luce giallastra all'altro, sento alle mie spalle il tipico "anf anf" da cane bavoso asmatico; d'altronde la direzione è la stessa che conduce alla pinetina sul montarozzo che dopo Menenio Agrippa e Simon Bolivar non ha visto altro nei secoli che cacche di cane.
Arrivato a destinazione lancio con giusta mollezza di polso il sacchetto dentro alla bocca spalancata del cassonetto, sfruttando il momento inerziale per far partire una rotazione con fulcro il tallone destro, e riavviarmi alla magione.
Ma lì si compie l'inaspettato: invece del cane ansimante che sentivo ancora a distanza di sicurezza, mi ritrovo tra i piedi un bassotto libero e giocondo, che prese le misure in quell'attimo di reciproca immobilità occhi negli occhi proprio dell'agnizione, mi scatena contro tutta la potenza vocale di cui è capace. Mentre la vita mi passa davanti in un istante, soprattutto il momento in cui invece dei jeans mi sono infilato i pantaloni di una tuta di telina leggera leggera che mi lascia i polpacci indifesi, il bassotto scarta di lato e mi sorpassa, puntando alla sua minzione possibile. Ma prima che io possa fare un altro passo e scuotermi di dosso l'adrenalina, ecco che è sopraggiunto il secondo cane, coi denti visibilmente serrati e vibrante di quel ronfare sordo che riscatta la natura ferina di un animale altrimenti etichettabile come (brutto) bastardone spelacchiato di media taglia.
E' legato a un guinzaglio lunghissimo e forse elastico, alla cui opposta estremità si trova una padrona intenta a riversare parole in un telefonino, apparentemente ignara - benché io rientri nel suo campo visivo - del mio arretrare lento e controllato (un moonwalking, diciamo) mentre cerco di valutare se il cazzo di guinzaglio sia elastico o no, visto che ormai tocco con le spalle un muro alto tre metri, quando il mio record alle medie era di un metro e venti, forse se mi fossi impegnato col fosbury invece di rimanere ancorato al ventrale, ma poi mi misi a correre con risultati ancora più modesti, e comunque sono incastrato tra cassonetto a macchina, peso venti chili di più, non trovo la mia corsia.
Finalmente la tizia mi guarda e fa "oh, mi scusi, è che ha sentito abbaiare il piccolo spaventato e si è eccitato", senza far cenno di abbreviare il vincolo a tutela dei miei polpacci. "Altrimenti è tranquillo, sa?" e la belva si avvicina ancora. A questo punto sfodero il migliore dei miei sorrisi e con voce suadente da uomo sicuro, sebbene seduto su una lavatrice in ciclo di centrifuga, le dico "Ma si figuri, ero più preoccupato del piccolo, in effetti" e faccio studiatamente baluginare la luce del lampione sui miei lunghi canini, a beneficio del righioso che capisce esattamente cosa la mia natura ferina stia pensando di impronunciabile sulla sua padrona, e forse concorda o semplicemente si scoccia, perché parte a raggiungere l'altra bestiola nel paradiso dell'incontinenza.
Così termina questa storia meravigliosa, ma altre di incredibili vi aspettano, se avrete pazienza.
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venerdì 09 giugno 2006
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Cose che fan bene all'autostima Dieci minuti fa sono andato a buttare l'immondizia, e un cane bassotto ha cercato di sbranarmi.
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domenica 04 giugno 2006
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Arifacce Dopo poco più di un anno (ne parlai anche allora) Repubblica.it ha rifatto il trucco alla home page.
Dico subito che non è malaccio, rispetto alla volta precedente il risultato è un po' più pulito (boxini e fili di separazione aiutano), hanno tolto le terribili pubblicità tra testata e contenuto, ma ci hanno voluto infilare troppa, veramente troppa roba.
E' il solito problema del non saper/voler determinare delle vere gerarchie nell'organizzazione dei contenuti, tutto è abbastanza importante da finire in home page, col risultato paradossale che un qualsiasi elemento aggiunto in una pagina così affollata non guadagna un briciolo di visibilità.
Ricordo quando lavoravo per un'ormai defunta web agency, che aveva realizzato il sito dell'Ansa. L'impostazione base era di avere in home page tre notizie con foto (una grande e due piccole) e quattro notizie di spalla. Ne risultava una gerarchia chiarissima, leggibile a colpo d'occhio, secondo me insuperata: ecco com'era.
Eppure era una continua discussione coi giornalisti, per i quali il fatto di dover operare di continuo una simile scelta editoriale era evidentemente una fatica aggiuntiva che mal tolleravano; li capivo, ma secondo me ne valeva la pena. Il sito attuale è andato incontro a quelle richieste, per quanto rimanga ancora qualche traccia dell'impostazione iniziale.
Tornando al sito di Repubblica, il vero guaio è che mentre l'html permette tranquillamente (anzi un tempo imponeva quasi) di creare strutture che si adeguino dinamicamente alle dimensioni della finestra contenitore, al limite fissando delle dimensioni minime oltre le quali è impossibile "stringere", questa versione come la precedente ha tutto inchiodato al pixel: prima erano gli 800x600, ora sono i 1024x768, senza pensare a chi usa risoluzioni diverse o semplicemente non tiene necessariamente tutte le finestre aperte full screen.
Di conseguenza, questa pagina di "Istruzioni in caso di problemi di visualizzazione del sito" raggiungerebbe vette di comicità inedite, se non fosse che è stata scritta sul serio, e non è una parodia:Il nuovo sito Repubblica. it è stato disegnato per monitor con una risoluzione uguale o maggiore a 1024 x 768 pixel. Se il vostro computer utilizza una risoluzione inferiore, e quindi lo schermo non riesce a visualizzare le pagine per intero, dovreste cambiare la risoluzione del vostro monitor. La procedura è molto semplice Potevano scrivere direttamente: "Ci vedete male? Fottetevi, pezzenti!".
Un'ultima nota: mi sono andato a vedere i sorgenti e i fogli di stile del nuovo sito, e dietro a tutto questo c'è un gran lavoro, fatto di sicuro seriamente. Il problema è a monte: quando le richieste del cliente sono di mettere quella quantità di roba in una singola schermata, è umanamente impossibile riuscire a mettere su una pagina dove tutto si ridimensioni correttamente senza impastarsi; a quel punto tanto vale scordarsi che si sta lavorando per il web, inchiodare ogni elemento al suo posto, e far finta di impaginare su carta.
Se però avessero impostato la larghezza massima a 980 pixel invece di 990, si vedrebbe bene pure sul Mac. Ce li sacrificate dieci miseri pixel, nonostante tutto?
P.S. le terribili pubblicità tra testata e contenuto sono tornate. Le notizie cominciano 320 pixel dopo l'inizio della pagina.
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Obragrafica:
one two three four five
Il piccolo popolo che si manifesta sui bordi dei fogli durante telefonate, riunioni, attendereprego, e altre occasioni.
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Tutti i commenti del mese:
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Interreferenze:
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