giovani tromboni
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David Foster Wallace
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giovani tromboni
venerdì 29 settembre 2006


Cetaceo
A Mastella è balenata l'idea che il ceto medio abbia un reddito lordo dai 70.000 euro in su. Non so che peso dare a questa opinione.
(non è elegante scherzare sulla ciccia altrui, non mi permetterei mai: Ferrara humanum est)
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giovedì 28 settembre 2006


Tranqui!
"Batti cinque", dicono Giulio Coniglio e Istrice Ignazio in un giornalino di Junior. Il guaio è che, come molti personaggi dei fumetti, hanno solo quattro dita. Trovo tutto ciò molto diseducativo.
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lunedì 25 settembre 2006


Questa la so! Questa la so!
In pizzeria. Si siedono al tavolo accanto una signora molto anziana, una anzianotta, e una coppia di giovani. Dopo aver parlato dell'importanza di prendere la vita sorridendo, la decana dice:
"Ieri sera alla tv in quella gara di ballo c'era quella semplice, simpatica, che cantava le canzoni..."
"Milly Carlucci?"
"Ma no, quella presenta, dico quella che cantava le canzoni"
(io sono lì in ascolto, ma ho una possibilità su diecimila di capire a chi si riferisce)
"Quella simpatica, semplice, quella della barcavà"
"Nilla Pizzi!"
(qua ho pensato che forse le finte telefonate dei finti quiz delle televendite non sono così finte come credevo)
"Ma che Nilla Pizzi, quella ormai sarà morta!" ribatte l'ultraottuagenaria dal suo pulpito
(io intanto sto serrando la forchetta fino quasi a piegarla, mordendomi la lingua)
Finalmente la giovane fa "Orietta Berti?"

Il mio pugno che si abbatteva sul tavolo unitamente a un sospiro di sollievo li ha fatti girare tutti e quattro.
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I bambini ci parlano (dittico)
Money
Mentre faccio colazione, Junior appoggiato allo stipite della porta mi fa:
"Andiamo a un negozio... un negozio vicino... ti compro una moto, una a me piccola, una a te. Sei contento?"
"Certo amore, ma veramente la compri tu?"
Pensieroso: "Sì la compro... gli porto un soldo... un soldo grande... un sacchetto."
E dopo una pausa: "Sei contento?"

Gioventù bruciata
Più tardi è seduto per terra di fronte alla libreria, da cui ha estratto Trainspotting di Irvine Welsh, che sta sfogliando concentrato, mentre fa finta di leggere ad alta voce. Allungo le orecchie per sentire che storie si inventa.
Sta declamando:
"prosciutto
ricotta
pane
pasta"

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mercoledì 20 settembre 2006


Imperscrutabilmente
Io vorrei capire come è entrata nel flusso delle news di Repubblica.it, precisamente tra una sull'allarme terrorismo e una sui fratellini scomparsi, questa notizia:
Roma, 13:30
MUSICA: NUOVO SINGOLO PER ROSARIO DI BELLA

E' arrivato in radio 'Invece no' il nuovo singolo di Rosario Di Bella, estratto dall'album del cantante catanese di prossima uscita per la sua nuova etichetta discografica Maremosso. Prodotto da Rosario Di Bella con Luca Mattioni, 'Invece no' e' stato missato da Matt Howe (gia' al lavoro con Lauryn Hill, Pet Shop Boys, Elton John e Rolling Stones) in Svizzera e masterizzato a Londra da Miles Showell (in passato affianco a Dido, White Stripes e Groove Armada). 'Invece no' e' un brano autoprodotto, ed e' lo stesso artista a definirlo 'caratterizzato da forte modernita', stile, gusto e personalita', in cui si crea una perfetta simbiosi tra un universo a sfondo mediterraneo e un'estetica di lineare eleganza, con un chiaro respiro europeo'.

P.S. tramite frugale frugatina guglica ho appurato che è tutt'altro che un esordiente come pensavo, anzi era da Sanremo '91 che non ne avevo notizie.
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lunedì 18 settembre 2006


C'è un neurologo in sala?
Su Repubblica, solito colonnino delle notizie-non-notizie, c'è una galleria con le centouno finaliste di Miss Italia (stavo per scrivere Miss Dalmazia).
Ho pensato: ma come, già le finaliste, che la manifestazione è a febbraio.
Poi ho ripensato: forse a febbraio c'è Sanremo.

Insomma, mi sono reso conto di colpo che nel mio cervello Miss Italia e il Festival di Sanremo sono assolutamente interscambiabili, godono degli stessi attributi e aggettivi, mi è difficile percepire che sono due cose diverse.

(il fatto che una delle finaliste assomigli a Mino Reitano non fa che peggiorare le cose)
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domenica 17 settembre 2006


Soprassediamo
Per una questione di pudore, che mi fa sentire in imbarazzo anche quando chi fa qualcosa di imbarazzante non sono io, non riesco a leggere nulla di quello che si pubblica in morte di persone note.
Mi dà sui nervi chi fino al giorno prima ne diceva peste e corna, poi scrive il coccodrillo con lacrime e tutto; mi dà sui nervi chi ne era sostenitore, e continua ad agitare una persona ormai inerme/inerte come una bandiera; mi dà sui nervi chi viceversa continua a infierire su un nemico che non può più rispondere. Alla fine mi astengo dalla lettura, e basta.

Però, pure animato da questo sincero sentimento di rispetto per i defunti, quando ho letto un titolo su Camillo che dice:
Giuliano Ferrara su Oriana Fallaci
non ho potuto fare a meno di pensare "ah, ecco come è morta".
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Fonzarelli
Devo ancora capire se è più per motivi caratteriali o ideologici (o forse, semplicemente, i secondi discendono dai primi), ma ci sono verbi che non riesco proprio a usare.

"Quando babbo ti dice una cosa gli devi obb... obbe... obbeb... gli devi dare retta, ecco!"
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venerdì 15 settembre 2006


Voglia di qualcosa di buono
Su RadioDue, alle otto della sera (spesso a quell'ora sono in macchina che torno dal lavoro), c'è uno splendido programma che incredibilmente si chiama Alle otto della sera. Per un paio di settimane qualcuno con la voce grondante di cultura racconta la storia di un personaggio o di un argomento, da Enrico Mattei alle famiglie industriali italiane, ai grandi crack finanziari (mi accorgo solo ora del possibile collegamento tra questi esempi). Il tutto intervallato da ottima musica, non la consueta merda da playlist.

Non lo sentivo da un po', ieri ho acceso e si era già nel vivo della quinta puntata, parlavano di questo incontro folgorante tra Ambrogio e Agostino. Per dieci minuti buoni sono stato convinto che fosse una storia di maggiordomi.
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Cartomodelli
"Qualche hobby?"
"Preparo piani industriali, ma così, artigianalmente. In cantina, altrimenti sporco tutto e mia moglie chi la sente. I grafici li faccio a collage, con la carta colorata. Poi li mando agli amministratori delegati delle aziende interessate, tanto per vedere se mi rispondono."
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mercoledì 13 settembre 2006


Il dottor H.Brinker
Trama: uno scienziato, dopo anni di tentativi, è riuscito a trasformare un elettrone in antimateria (bombardandolo, accelerandolo, ripassandolo in padella, che ne posso sapere io?).
La scoperta è clamorosa, ma richiede verifiche attente prima di pubblicizzarla. Così ripete l'esperimento, e di nuovo ottiene un anti-elettrone. La sera dopo si accorge che la quantità di antimateria presente non corrisponde ai suoi calcoli; li rivede tutti, controlla gli strumenti di misura, ma niente, è almeno il doppio del previsto. Un'ora dopo, l'antimateria risulta ancora raddoppiata; e al microscopio elettronico si comincia a distinguere come un piccolo foro, un dischetto nero, intensissimo. Dopo mezz'ora è più grande, e si percepisce un movimento sui bordi, come un brulicare, uno sfrigolìo.
Lo scienziato comprende di colpo che come in un sistema di vasi comunicanti, l'antimateria si sta travasando nel nostro mondo. Cerca di dare una giustificazione teorica a quest'intuizione, ma non ci riesce. Intanto il buco è diventato visibile ad occhio nudo. Lo scienziato suda, si affanna, non trova una soluzione. Quando sente una specie di rumore alle sue spalle si volta, e vede il buco dai margini tremolanti che ha raggiunto la dimensione di una moneta da un centesimo. E allora, d'istinto, ci infila un dito dentro. Lo sfrigolìo si ferma. Lo scienziato rimane lì, a fissare il suo dito. Carrellata all'indietro, attraverso la porta, per i corridoi deserti del centro di ricerca, buio.
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martedì 12 settembre 2006


Mi ci gioco cinque euro
Avevo cominciato a scrivere un'articolata disamina di un argomento, il futuro delle interfacce uomo-macchina, che come tutte le articolate disamine è rimasta sul mio hard disk in attesa di completamento (ne ho parecchie da parte, alcune vecchie di anni).

Il fatto che tra mezz'ora Apple presenterà qualcosa di nuovo, e che molti pensino a un iPod con una scroll wheel su touch screen (ma come parlo?) mi porta ad estrapolare un paio di riflessioni per darle subito in pasto ai posteri, portandomi entro poche decine di minuti a gloria imperitura o derisioni umilianti.

1) In un'interfaccia uomo-macchina è fondamentale l'aspetto del feedback ricevuto dall'utente a conferma delle azioni eseguite. Il feedback visivo è importante, ma da solo non basta.

2) La scroll wheel dell'iPod, fenomenale per intuitività, ha però il difetto di dare zero feedback tattile e di non avere un fondo corsa fisico; tanto è vero che si sono preoccupati di associargli un "click" udibile non solo in cuffia ma anche, volendo, all'esterno. In un aggeggino dove ogni millimetro di spazio è prezioso, hanno dedicato un piccolissimo altoparlante solo a questo.

Mi sono reso conto di quanto sia fastidiosa questa mancanza di feedback tattile da quando uso l'iPod in macchina: le operazioni che si fanno tranquillamente con un'autoradio standard diventano pericolosissime, finisci a fissare lo schermetto per verificare l'effetto dei tuoi smanacciamenti (effetto che rischia di essere il tamponamento di un tir). Risolvo ascoltando un album per intero, o facendomi una playlist per il viaggio, o ripiegando su "brani casuali".

3) dunque una scroll wheel virtuale, per essere minimamente usabile specialmente se di piccole dimensioni, dovrebbe fornire un feedback consistente (sia nel senso di "coerente" che nel senso di "rilevante").

Ma come? Per stimolare il senso "tatto" cosa si potrebbe usare?
a) L'area interessata potrebbe assumere dinamicamente un rilievo, ma la deformazione potrebbe dare problemi di visualizzazione.
b) Allora variazioni di temperatura?
c) o microvibrazioni?
d) o corrente elettrica (nei limiti consentiti)?

Vederèm.
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Fìdati di chi è del mestiere
Al piano di sotto stanno tenendo un corso di aggiornamento per autisti dell'ATAC. Stiamo a cento metri da una fermata della metro. Il parcheggio sembra diventato la sede di un motoraduno. Non uno che sia venuto coi mezzi.
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lunedì 11 settembre 2006


L'ordalia
Stamattina ho portato Junior al suo primo giorno di scuola materna (scuola per l'infanzia, si chiama ora). Sembrava entusiasta e motivato; ma come siamo entrati è diventato paonazzo, bocca da maschera greca, lacrimoni, adesione tipo patella alla mia gamba. Io ho rivissuto quella sensazione netta di entrare in un ambiente nuovo ed essere fissato da quindici bambini potenzialmente ostili, due o tre dei quali palesemente energumeni dai tratti lombrosianamente rilevanti.

Vorrei uscire, ma la maestra mi fa sedere da una parte, con un libricino sugli animali del bosco, in modo che lo possa leggere all'erede mentre si tranquillizza e si ambienta. Comincio a pensare come raggiungere il cellulare per avvertire in ufficio che tarderò un po'. Invece dopo pochi minuti sono circondato da dieci bambini che ascoltano attenti. Sono stato lì lì per ululare "aiuuuuuto".

E' sopraggiunta poi una bambina identica a Lucy Van Pelt, che mi ha inchiodato: "I papà non possono stare qua. Il mio è al lavoro". "Tesoro mio" le dico con voce forzatamente flautata "anch'io vorrei tanto essere al lavoro, ma sai, per lui è il primo giorno". "Ah, per me è il secondo. Ma il mio papà l'hanno fatto andare via". E mentre si volta mi lancia un'occhiata severa del tipo "ci siamo capiti".

Alla fine mi hanno rispedito a casa umiliato, col pargolo al seguito. Riproviamo domani.

Mentre siamo per la strada e Junior mi trotterella accanto, lui che tra i singhiozzi non aveva spiccicato parola per tutto il tempo fa con voce garrula: "L'asilo è un posto BELLISSSSSIMO".
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venerdì 08 settembre 2006


Io confesso
Credo si possa catalogare come una qualche forma di nevrosi, ma quando esco da un bagno (anche se è quello di un bar, o in ufficio) lo lascio immancabilmente più pulito di come l'ho trovato.
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giovedì 07 settembre 2006


Dovere di cronaca
Roma, ore 22:10. Pochi minuti fa, mentre col powerbook mi ero arrangiato sul balcone alla ricerca di un po' di fresco, il silenzio appena increspato dal frinire delle cicale in lontananza è stato squarciato dal vibratino di gola di una voce stentorea:
"DINNNN-DONNNN DIIIINNNNN-DONNN AH-MMOOOO-OO-OOREEEE". Più musica e tutto il resto.

Con la scusa di buttare l'immondizia sono sceso a vedere. Nella piazzetta pochi civici dopo il mio, uno si è attrezzato con tastiera e impianto voci, un completino da piano bar. Si è già radunata una piccola folla.

"Roberta, non te l'aspettavi, eh?
Ora scende...
UN APPLAUSO ALLA SPOSA!!!"

Segue Smoke Gets In Your Eyes.

Ma anche I migliori anni della nostra vita.

Amo questa città. Probabilmente.
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Datemi solo cinque minuti
Junior si è scocciato di stare a tavola, e corre per il ristorante sul mare con in mano lo specchietto da borsa che avrebbe dovuto tenerlo buono per un po'.
"Piano, non correre con quello in mano, che se cadi si rompe e ti fai male!"
Ovviamente nel giro di trenta secondi, causa una curva stretta su fondo lievemente sabbioso, vanno entrambi per terra.
"Te lo dicevo! L'hai rotto..."
Lui controlla attentamente e risponde:
"Ancora no"
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martedì 05 settembre 2006


Un precursore
Ho ritrovato una mia mail, datata gennaio 2005, che dice:
Ma insomma, "Ulivo" cosa aveva che non andava?
Non che me ne intenda, ma la brand awareness è una cosa che conta non poco nella scelta di un marchio. E tra Ulivo, GAD, UdP e triccheballacche non avrei dubbi a riguardo.

Questo più di un anno prima dell'esplosione del fenomeno, non so se vi rendete conto della portata di tale scoperta.
E pure sull'Ulivo ci avevo preso, tra l'altro.

Ora posso cimentarmi nei terni secchi. Da quanto non esce il 94 sulla ruota di Napoli?
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venerdì 01 settembre 2006


Chi s'accontenta gode
Esercizio: prendere una canzone di Ligabue e sostituire nel testo le parole del titolo con un nome assonante. Non cambiare altro. Verificare come funziona.

Esempio:
Certe notti

Bertinotti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei.
Bertinotti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai.
Bertinotti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.
Bertinotti somigliano a un vizio che non voglio smettere, smettere mai.

Bertinotti fai un po' di cagnara che sentano che non cambierai più.
Quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu.
Bertinotti c'hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà.
Bertinotti coi bar che son chiusi al primo autogrill c'è chi festeggerà.

E si può restare soli, Bertinotti qui, che chi s'accontenta gode, così così.
Bertinotti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.

Bertinotti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c'è.
Bertinotti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.
C'è la notte che ti tiene tra le sue tette un po' mamma un po' porca com'è.
Quelle notti da farci l'amore fin quando fa male fin quando ce n'è.

Non si può restare soli, Bertinotti qui, che se ti accontenti godi, così così.
Bertinotti son notti o le regaliamo a voi, tanto Mario riapre, prima o poi.

Bertinotti qui, Bertinotti qui, Bertinotti qui, Bertinotti....

Bertinotti sei solo più allegro, più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi
quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai.

Non si può restare soli, Bertinotti qui, che chi s'accontenta gode, così, così.
Bertinotti sei sveglio o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.

Bertinotti qui, Bertinotti qui, Bertinotti qui.

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