giovani tromboni
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giovani tromboni
martedì 26 giugno 2007


Rancora tu
Per un paio d'anni ho lavorato gomito a gomito, avendolo come diretto superiore, con un tipo di una decina d'anni più giovane di me (situazione che, ora che ci penso, si è verificata in almeno tre o quattro situazioni lavorative, una sorta di condanna). Costui era indubbiamente brillante, ma di una supponenza sconfinata, cosa che unita ad una configurazione tricologica da paggio spettinato e a un look da generazione muccinotiromancino (nella nuance "sono impaccato di soldi ma faccio il casual") non contribuiva a rendermelo simpatico. E poi non basta una voce profonda e lunghe pause a rendere intelligente una persona e le cose che dice, ma seguendo il cosiddetto "effetto Craxi" molti ci cascano.
Però di fondo lo rispettavo, perché così faccio in genere con le persone, finché non mi danno prova di non meritarselo.

Qualche piccola scorrettezza la fiutai, ma in fondo considerai fosse veniale, mi aveva affidato il suo giocattolo eppure non voleva che ci giocassi, quindi a volte si scordava di convocarmi alle riunioni sul progetto che stavo coordinando. Sciocchezze, so capire bene i meccanismi psicologici dei giovinetti prodigio.

Successe poi che l'azienda dove lui era uno dei due soci "con voce in capitolo" cominciò ad andar male, lo si capì quando lui stesso ci razionò la carta delle stampanti (si sa che se le aziende vanno male è per il contributo al disboscamento dell'Amazzonia fornito dai dipendenti sconsiderati).
L'altro indiscutibile segnale di un'azienda in crisi è quando i soci si presentano con macchina o moto nuova, solitamente del genere molto costoso. Check, check.

Il 24 dicembre ricevetti in sequenza due notizie, vuoi prima la buona o la cattiva? Una è che sarebbe arrivato Junior, e non dico altro, la seconda che l'azienda era posta in liquidazione e quindi ci saremmo trovati presto tutti a spasso. Avevo aperto in quei giorni questo blog, e qualche traccia di quegli eventi si può trovare nelle cose scritte all'epoca.

Fummo licenziati ufficialmente a febbraio inoltrato, e nei due mesi precedenti assistemmo progressivamente al disfacimento dell'ambiente dove comunque eravamo tenuti a presentarci timbrando il cartellino: per prima cosa sparirono tutti i soci, puff, volatilizzati. Niente più amministratore delegato, niente più giovinetto prodigio, i capitani avevano abbandonato la nave prima ancora dei topi.
Poi smisero di fare le pulizie, rotoli di polvere transitavano portati dal vento come nel deserto dell'Ariziona, nei bagni regnavano acari grossi come cinghiali, di qualche collega si ricordano le ultime parole prima di perderne le tracce: "vado a fare una pisciatina e vi raggiungo".
Poi fu la volta del collegamento a internet. Poi la corrente elettrica. Poi cominciarono a sparire i pc e i server, venduti insieme ai contratti migliori. Forse l'acqua rimase.

Fu in quel periodo finale che, mentre ero con una collega mia coetanea (vabbé, più vecchia di me, ma abbiamo riguardo per le signore) seduto a un tavolino di viale Trastevere per il caffé, ci vediamo transitare sul marciapiede il tipo giovane, trasfigurato: zainetto in spalla, sorridente (senza la sua consueta aria grave), sembrava finalmente quel che era, poco più di un liceale che assapora i primi giorni di vacanza. Incrociammo gli sguardi, e ci venne a salutare: ma sempre sorridente, tipo pacca sulla spalla, allora come va, parlando del più e del meno. Noi nel frattempo ci stavamo scannando coi suoi avvocati.

Mentre si allontanava, con la collega ci fissammo negli occhi e scoppiammo in una risata isterica:
"Ti rendi conto che un giorno potremmo trovarci a dire a qualcuno 'questo era il mio capo'? Che figura ci faremmo?". E facemmo una sorta di giuramento di segretezza (diciamo più un proposito), che sto infrangendo in questo momento.

Poi l'azienda non solo ci licenziò senza un centesimo di buonuscita, strappammo a stento il preavviso, ma di lì a poco dichiarò fallimento, per cui il TFR (urca il TFR! non ho ancora deciso e mi restano tre giorni!) ce lo corrispose l'INPS tramite il fondo di garanzia.

Passano gli anni, le cose si sistemano, alle vecchie incazzature non si pensa più. Finché l'altro giorno l'INPS, sempre lui, mi manda l'estratto conto contributivo: da cui risulta che per l'anno 2002 nessuno mi ha versato contributi. Indovinate già chi avrebbe dovuto farlo. Spero ancora in un errore del sistema informatico, in una discrepanza nell'anagrafica, ma sono appunto speranze. Sto accertando, vi farò sapere.

Comprenderete insomma come leggere su un blog che frequento il nome del giovanotto (che è ben ammanicato e si sa vendere, oltre ad essere di quelli che scrivono "evangelist" nel curriculum senza alcuna vergogna) accanto alla definizione "la mente vulcanica di", mi faccia girare un po' i coglioni. Istintivamente.
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