Picnic sul ciglio della strada
(Piknik na obocine)

Arkadi Strugatzki, Boris Strugatzki

Fantascienza, Russia 1972
206 pp. Lit. 13 euro
Traduzione: luisa Capo
ISBN: 88-7168-355-2

Casa Editrice: Marcos y Marcos, 2003
Tredici anni dopo la Visita, la Zona è ancora un'area off limits, dove accadono cose inspiegabili; dove le leggi della fisica non sempre valgono, e gli umani non osano accedere. Eccetto pochi mercenari, gli stalker, che rischiano la pelle per fare incetta degli oggetti particolari di cui la Zona è disseminata.

Così, senza tanti preamboli o spiegazioni, i fratelli Strugatzki ci introducono in un mondo non troppo diverso da quello contemporaneo, in cui l'atterraggio - ma c'è stato veramente un atterraggio? - degli extraterrestri non ha rappresentato la svolta epocale che si è soliti immaginare; ci si ritrova con sei Zone sparse per il pianeta secondo un particolare allineamento, che forse sono poco più che discariche spaziali, tossiche e pericolose. Gli oggetti che se ne traggono, spesso di contrabbando, sono un assoluto enigma rispetto alla loro funzione. Ma fanno delle cose, e si usano nei modi più disparati: gli "spruzzi neri" come monili, gli "etak" come pile perenni, che alimentano, per dire, una Peugeot modificata.

Il romanzo segue le vicende dello stalker migliore, Redrich Schouart detto il Roscio, in una manciata di episodi nell'arco di circa dieci anni, con il contorno di assortita umanità che gravita intorno alla Zona: dall'ufficialità delle agenzie internazionali ai trafficanti di materiale, senza soluzione di continuità. Ci racconta i temibili effetti della Visita sui morti, sui vivi e sui loro figli. Ci porta per mano nella missione finale del Roscio, un'allucinata ricerca del Graal, tra il cinismo più estremo e la candida verità sepolta nel cuore dello stalker.


Marcos y Marcos

* * * * *

Picnic sul ciglio della strada: vita ed opere di uno stalker
Io direi così: ci sono oggetti per i quali abbiamo trovato un'applicazione e li usiamo, anche se certamente non come li usano gli extraterrestri. Sono assolutamente convinto che nella stragrande maggioranza dei casi utilizziamo microscopi per battere chiodi.

- - -

Picnic sul ciglio della strada non è un titolo che ai più possa richiamare l'idea di un classico della fantascienza, eppure è così: basti considerare che nel 1980 Andrej Tarkovskij ne trasse, su sceneggiatura degli stessi fratelli Strugatzki, il film Stalker.

E' proprio intorno alla figura dello stalker che si articola il racconto; fin dal primo capitolo, dove veniamo introdotti alle anomalie della sua quotidianità tramite la visione soggettiva, in prima persona. L'espediente narrativo di presentare vicende che si svolgono in un arco temporale piuttosto ampio, senza creare raccordi che non siano minimi riferimenti (il tredicesimo anniversario della Visita, l'età del protagonista dichiarata di sfuggita un paio di volte, un suo periodo di detenzione, la bambina che cresce) è la chiave di lettura del romanzo: pone infatti il lettore in quella condizione di spaesamento che l'intera umanità condivide, di fronte ad eventi nuovi e incomprensibili, e in definitiva alla coscienza dell'impossibilità di determinare il proprio destino.

La stessa scienza, per bocca di un premio Nobel considerato il massimo esperto della Visita, si dichiara incapace di andare oltre una superficiale comprensione degli effetti, senza saper indagare le cause. In un racconto asciutto, stringato, emerge così inaspettato il tratto quasi religioso dei due scrittori sovietici, che fu amplificato da Tarkovskij attribuendo una sfumatura messianica alla figura dello stalker.

L'epoca non è precisata, siamo in un millenovecento e qualcosa; il luogo d'ambientazione è vagamente americano, ma ricco di sapori dell'est europeo (per quanto non sia mai specificato, c'è chi vuole fissarlo in Canada, chi in Russia); certo è che la scelta dei nomi non è particolarmente indicativa, o meglio risente di quella stessa ingenuità degli sceneggiati televisivi italiani di quegli anni. Impossibile comunque leggere le descrizioni della Zona senza ritrovarsi in sovrapposizione le immagini di Chernobyl abbandonata, quindici anni dopo l'uscita del libro. Ancora più inquietante ritrovare che Chernobyl è tra le location del film del 1980.

L'orizzonte metaforico del romanzo travalica comunque gli stereotipi di genere: tanto che è ricchissimo di potenziali stereotipi nuovi, idee ed immagini di grande efficacia suggestiva tali da poter alimentare una saga della Zona e del suo contenuto, eppure nessun tema è sviluppato oltre lo strettamente necessario, e il finale non impone un seguito. Una cosmogonia non spiegata, di fronte alla quale il lettore condivide lo stato di sostanziale ignoranza dei protagonisti. Ma alla fine non conta sapere il perché di ogni cosa, il come ne possiamo trarre vantaggio, quanto capire ciò che realmente desideriamo.

Vittorio Dell'Aiuto