giovani tromboni
In the age of Umbilicus
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Soffitta:
giovani tromboni

è un ossimoro apparente che ho trovato in un vecchio scritto di Italo Calvino, rimanendone conquistato. Io un po' mi ci riconosco (mi dà il destro per sentenziare), ciascuno poi ci si specchi quanto crede. Grazie a Google, ho poi scoperto che la definizione appariva già in una lettera di Mario Luzi a Giorgio Caproni. Correva l'anno 1959.

30.6.03

No global
Io adoro le locandine dei giornali che trovo al mare; sono le edizioni locali della Nazione e del Tirreno, e vicine a quelle del Vernacoliere non sfigurano mai. Ricordo una volta all'Isola d'Elba quando la notizia principale trattava di una turista tedesca scivolata nella doccia (slogandosi la caviglia!).

Quest'anno:
Film pornografico / con attori di Cecina e dintorni
Passi per Cecina, ma quel "dintorni" apre orizzonti insospettati sulla provincia peccaminosa.

E poi:
Si ribalta camion / carico di formaggi
Entro nella rosticceria lì accanto, e il piatto del giorno sono ravioli ripieni ai quattro formaggi, conditi con tocchi di pecorino fusi. Hmmmm.

Sentenziato da Vic | 11:54
28.6.03

Great expectations
Intervengo in ritardo (come in ogni mia cosa, nacqui perfino ben oltre il limite previsto) sulle polemiche nate negli ultimi mesi dalle uscite critiche degli intellettuali - quelli col marchio a fuoco "vero intellettuale" sotto la pianta del piede - rispetto al mondo dei blog in tutto il suo variegato essere.

Inutile entrare nello specifico degli argomenti snocciolati in corpose analisi soprattutto su Quinto Stato e Nazione Indiana; le cose, come si dice, vogliono la loro distanza. Con un pigrissimo esercizio di sintesi, mi verrebbe da riassumere così: gli intellettuali ripongono grande fiducia sul potenziale (politico, informativo, letterario, ecc.) dei blog, e vorrebbero indirizzarlo perché non ne vada sprecata una stilla. Nobile motivazione, ma il tono "ve lo spiego io" ha causato reazioni infastidite negli interessati (i blogganti). Perché?
Ve lo spiego io: armiamoci e partite.

Sentenziato da Vic | 23:41

La notte dei moratti viventi
Come di Almirante si diceva "parla bene" e di Pippo Baudo ancora oggi "è un professionista", della frizzante Letizia Brachetto (hic) Moratti si può sempre dire "però è tanto elegante".
Sembra in effetti vestita da Armani. Nel 1983.

Anche la messa in piega cotonata deve risalire a quell'anno, la stessa partita di lacca cementizia tagliata male che ingessò per sempre i capelli di Nicoletta Orsomando. Probabilmente la Moratti non si è più ripresa, morendone di crepacuore l'anno dopo: la scarsa espressività dell'allegra ministra è legata insomma al processo di mummificazione in corso. Il foularino al collo nasconde le parti dove il processo è venuto meno bene. Anche Nefertiti lo portava.

Peccato però: se fosse vissuta per godersi la presidenza della Rai, e il ministero! A volte il destino è ingiusto. Cinico, baro, e un po' comunista, diciamocelo.

Sentenziato da Vic | 23:40
27.6.03

A furia di tromboneggiare
Ho degli amici che a causa di quanto scrivo mi chiamano alternativamente "il sapido" o "il sagace" (azzardandone pure i superlativi), non so se andarne fiero o cominciare a preoccuparmi. Seriamente, intendo.

Sentenziato da Vic | 20:44

Tiger, tiger...
Manifestini fotocopiati, attaccati qua e là con lo scotch: "Smarrito gatto tigrato grigio, cieco da un occhino".
Mi sono sempre chiesto se quest'irrompere inaspettato di diminutivi e vezzeggiativi nel parlare dei toscani, di norma piuttosto ruvidi, sia un diversivo per mascherarsi o un'urgenza compensativa di gentilezza.

Sentenziato da Vic | 20:42

Ciuf ciuf
Dal finestrino del treno la cupola di San Pietro sembra quella di una qualsiasi chiesa di periferia.
La voce stentorea dall'altoparlante che avverte di tenere basse le suonerie dei cellulari e di parlare piano, sveglia tutti i viaggiatori assopiti.
L'acquapark, una cattedrale nel giallo riarso maremmano. Il grande cartello con scritto "Acquapark" e sotto: "Apertura", scolorito dal sole e solitario in mezzo a un campo, sembra veramente uno di quelli del deserto, come nei film americani on the road.
Poi ho dormito.

Sentenziato da Vic | 16:32

Dialogo tra un viaggiatore ed un tassista.
T.: Che caldo, eh? Fino alle dieci tanto tanto, ma poi si soffoca.
V.: Uh, vero. Sono passato per un giorno a Roma e non vedo l'ora di ripartire.
T.: Senza condizionatore non si sta. Ora questi nuovi dice che consumano molto meno.
V.: Mah, per me dipende da come si usano, va bene la migliore efficienza, ma se li spari a tutta manetta succhiano comunque parecchia energia. Ieri sera stavo da un amico, ed è saltata la luce per un'ora buona.
T.: Certo io lo sento pure sulla macchina, col condizionatore acceso non cammina. Ci vorrebbe qualcosa che consuma meno. Possibile che non s'inventano...
V.: ...
T.: ... ecco, un ventilatore con del ghiaccio davanti.
V.: (attimo di smarrimento) ... ma si squaglierebbe subito... e poi il ghiaccio lo devi produrre in qualche modo.
T.: Ah è vero, pure il frigorifero consuma... e allora col ghiaccio secco?

Sentenziato da Vic | 16:17

Comunicazione di servizio
Blogger.com ha fatto partire la nuova versione post-Google del sito, totalmente rinnovata. Finora sembra funzionare bene, incrociamo le dita. Gli archivi vengono generati senza dover ricorrere a rituali esoterici, perlomeno.

(Qualche casino con la formattazione lo fa, però)

Sentenziato da Vic | 11:06
26.6.03

Anacronismi
La prima volta che ho sentito parlare di ASL alla radio mi ero convinto si trattasse di un funzionario imbecille che pronunciava USL all'americana (come quei poveri di spirito che chiamano la banca "intesa bi-si-ai"). Invece era l'Unità Sanitaria Locale che ad essersi tramutata nottetempo in Azienda. Peggio ancora.

L'altro giorno mi reco insomma all'Azienda di buon'ora, e la macchinetta che dovrebbe erogare i numerelli non eroga un bel niente: un vecchietto stanziale mi informa che non è rotta, ma che sono i numeri ad essere finiti già alle otto. Finiti? Sì, un cartello vergato a pennarello comunica che ogni giorno verranno distribuiti al massimo 90 numeri. Uno pensa alla tombola, ma procedendo nella lettura si scopre che è "a causa della lentezza del nuovo sistema informatico".

Me ne vado masticando competenti maledizioni all'indirizzo di chi mette in produzione un sistema senza testarlo sotto carico. Il giorno dopo provo con una diversa sede della medesima ASL, solitamente meno affollata: stesso problema, ma i numeri distribuiti e già esauriti sono 80. Allo sportello dicono comunque di aspettare, che se finiscono quelli entro l'orario di chiusura possono servire anche i restanti.

Nell'attesa ho modo di comprendere meglio la situazione. Hanno varato un numero verde per le prenotazioni telefoniche, teoricamente un gran progresso, tranne che ad esempio le analisi non si possono prenotare ma solo le visite specialistiche, e che se un'operazione l'hai fatta allo sportello non puoi modificarla poi telefonicamente, e viceversa. Contestualmente alla rivoluzione telefonica hanno varato questo nuovo sistema informatico, passo che non dubito sia indispensabile per far coesistere le due modalità di prenotazione, anche se non si parlano.

Il sistema, a quanto pare, non è lento: sono gli operatori a non saperlo usare, nessuno sembra si sia preoccupato di istruirli alle novità procedurali. E' un continuo lancio di voci da uno sportello all'altro "Come ci arrivo all'elenco X?", "Prova a passare per Y", eccetera. Mastico qualche altra maledizione. Quando infine arriva il mio turno me la cavo tutto sommato rapidamente, salvo che al momento di stampare la prenotazione la signora mi invita a fare accomodare il prossimo, visto che a stampare ci mette un po'. Dieci minuti dopo confronto la prenotazione appena sfornata con quella di due settimane prima, e capisco. Le stampanti sono delle vecchie 132 colonne ad aghi, velocissime se gli mandi una stringa ASCII che possono stampare coi caratteri incorporati (così avveniva col vecchio sistema), mortalmente lente se impagini tutto bellino con venti font diversi, e poi il computer deve mandare di fatto alla stampante un'immagine rasterizzata. Quando arriveranno le stampanti laser (e gli operatori avranno fatto pratica), andrà tutto rapido e liscio come l'olio. Quando e se arriveranno.

Sentenziato da Vic | 20:10
24.6.03

Ante litteram
La vicenda dell'improperio cangiante rivolto al nostro premier (puffone o buffone?) mi ha fatto ricordare un siparietto annotato da Ennio Flaiano sui suoi taccuini più di quarant'anni fa:

A - Questi sono ragionamenti da cretino.
B - Cretino a me? Come ti permetti di dirmi cretino?!
A - Non ho detto cretino. Ho detto pretino - Ragionamenti da ecclesiastico, volevo dire, un po' tortuosi, ma non per questo sciocchi.

(un minuto dopo)
A - Stai ragionando come uno stronzo.
B - Stronzo a me? Come ti permetti? Io ti spacco il muso.
A - Che hai capito? Ho detto: sbronzo. Ragioni come uno che ha un po' bevuto, estrosamente. Non è un'offesa.

(un minuto dopo)
A - Ragioni come un pederasta frocio.
B - Ragiono come posso.

(Ennio Flaiano - Taccuino ottobre 1959, da "Frasario essenziale per passare inosservati in società", Bompiani 1986)

Per recuperare questo brano mi sono riletto anche tutto il suo Diario notturno, che fin dal titolo mi convince sempre più di una cosa: Flaiano è a buon diritto il primo blogger - o il padre putativo, o il santo patrono. Più correttamente, potremmo indirizzare all'opportuna lettura tutti quelli che ci chiedono cosa sia un blog. Nei taccuini non ci sono solo aforismi ma frammenti di vita vissuta, brevi storie, impressioni di viaggio, appunti per sceneggiature e libri di là da venire, e a volte mai arrivati.


Niente di più triste di un artista che dice: «Noi pittori», oppure: «Noi scrittori»; e sente la sua mediocrità protetta e confortata da tutte le altre mediocrità, che fanno numero, società, sindacato.

(Taccuino 1946, da "Diario notturno", Bompiani 1986)

Dedicato a noi blogger, a loro giornalisti, a loro scrittori, eccetera.

Sentenziato da Vic | 13:40

Hank the cat
Sul marciapiede accanto al parchetto, proprio dove si allarga un po', una manciata di granaglie per terra; una dozzina di piccioni un metro più in là fa una specie di danza rituale, che sembra esprimere indecisione; un gatto tigrato all'ombra del casottino dell'orologiaio si studia la scena. Poi una voce dal casottino gli fa: "Enrico, vieni dentro".

Sentenziato da Vic | 12:10
23.6.03

Aderenze
Mi rendo conto a posteriori che il molto citato appello rivolto da Tiziano Scarpa ai blogger, così ci esortava: "Perché non mi raccontate qualcosa che vi costi vergogna, e dolore?".
Credo di aver aderito in maniera letterale.

Sentenziato da Vic | 16:18

Il New York Times avrebbe chiesto scusa
Il Venerdì di Repubblica, nei trafiletti brevi con le trame dei film di oggi, cataloga il noto "Attrazione fatale" come film drammatico giapponese del 1931, durata centonovanta (190!) minuti. Ridateci la Potemkin.

Sentenziato da Vic | 10:00
19.6.03

Il premio Darwin
Ieri sera mi è stata consegnata una pallina da ping pong rotta; la mia mission era buttarla nel secchio dell'immondizia (monnezza/rumenta/rusco/sudicio). Osservando però che la rottura correva lungo la linea di giunzione, ho completato l'operazione di cesura, ottenendo alla fine due perfette emisfere. Su ciascuna ho tracciato a matita una pupilla puntiforme, un po' fuori centro, e le ho calzate applicandole a incastro sulla cavità oculare. Tutto ciò per épater le bourgeois (fare il fesso/pirla/bischero/gandula), assumendo l'aspetto di Bart Simpson, o meglio di Homer, considerando il fisico. Non vedendo un piffero, mi sono mosso con cautela per non inciampare nella mobilia, finché una zanzara non ha aggredito il mio malleolo destro. Di scatto, istintivamente, mi sono piegato a grattarlo, e mentre descrivevo il necessario arco il mio naso ha incontrato, di punta, lo schienale massiccio di una sedia; rumore di uovo sodo quando lo si batte sul tavolo per sgusciarlo. Mi è uscito pure del sangue.

Oggi compio trentanove anni.

Sentenziato da Vic | 17:46
12.6.03

Il Nuovo mondo
Il Nuovo è un quotidiano on line che non leggo mai, soprattutto perché mi intorpidisce il browser come se stesse subendo i postumi di un pranzo di nozze. Da quando ha cambiato proprietà, poi, anche i contenuti sono diventati indigeribili.

Forse a causa del fatto che un socio del nuovo padrone (Crespi di HDC-Datamedia-CIRM) è Renato Pozzetto, qualche episodio di comicità surreale è riuscito a filtrare fin sulle pagine virtuali del quotidiano. Io, che mi sono formato e plasmato nell'influenza catodica de Il poeta e il contadino, ne sono affascinato.

Ha cominciato il nuovo direttore con un pezzo in cui venivano fatti accostamenti incongrui tra la ghigna di Previti e i motivi che hanno portato i giudici a condannarlo, e poi tra la pena a lui comminata in primo grado e gli anni di galera effettivamente scontati dagli assassini di Walter Tobagi. Sillogismi sbagliati, tutti scopertamente giocati su elementi emotivi estranei al ragionamento, che portano a conclusioni false. Al posto suo mi sarei vergognato a mettere per iscritto così povere argomentazioni da autobus, tanto più come direttore di un quotidiano. Ma forse on line conta meno.

L'altro giorno arriva tale Morris Ghezzi, qualificato come presidente del CIRM, che in un editoriale dal titolo "Dimentichiamo le false sicurezze" snocciola una tale quantità di offensive banalità sulla vita dei co.co.co. da causare una specie di insurrezione tra i lettori, che nello spazio dei commenti lo sbertulano in maniera unanime confutandone ogni imprudente affermazione.

La domanda che mi faccio è proverbiale e letteraria: "chi era costui?", non perché mi interessi della persona, ma per capire che motivazione si può avere, cosa può portare a lanciarsi su un palco per un goffo tip tap fuori tempo, rischiando di fare la figura dell'imbecille, come alla Corrida. Non mi si dica la forza delle idee, e basti una frase:
"La nuova società 'fluida' si basa su una fitta rete dinamica di persone che si spostano, che cambiano (casa e lavoro, vita e abitudini ed anche coniugi e figli), la mobilità deve diventare la regola."
Ma sì, perché cambiare solo la macchina?

Si dice poi che un co.co.co "vive come un handicap la propria condizione di lavoro precario. E di conseguenza, non azzarda, nella vita. Non azzarda a comprare casa, a mettere su famiglia.".
E grazie, come la compri una casa se non esiste banca che ti conceda un mutuo? E come la metti su famiglia, a casa dei tuoi, nella cameretta coi poster di Ciao2001?
Ma no, secondo l'ineffabile "spesso lo stipendio non basta a un co.co.co.". Questo può riguardare l'affitto, non certo l'acquisto. E di chi è la colpa dello stipendio basso? Della "pressione fiscale, che pesa sulle tasche di chi svolge una mansione a tempo determinato e con meno tutele.". Come se il "problema esistenziale" (sic) si incentrasse su un 20% di ritenuta d'acconto.
Finale trionfale dove la condanna all'incertezza e il sottrarsi alle tasse vengono così sintetizzati: "Cerchiamo delle nuove regole valide di libertà". Non poteva mancare la parolina magica di casa.

Con la consueta complicità di Google e per cercare di rispondere alla domanda iniziale, andiamo alla scoperta delle opere di Sgherri Mozzi, di Sghermi Rozzi, di Morris Ghezzi (dannato demone anagrammatico che mi possiede!).

Intanto è un professore all'università di Milano, e questo almeno ci tranquillizza circa le sue prospettive di pensione statale. Potrà addirittura accendere un mutuo, e azzardarsi a comprare un bilocale con cucinino (e gucciniana lampadina fioca) in quelle periferie nebbiose.

Sfodera una quantità di pubblicazioni impressionante in numerosi campi dello scibile, e in varie aree dal retrogusto vagamente socialista. Non sembra uno che si è svegliato oggi, insomma, deve anche aver ricevuto un'educazione ammodo.

Partecipa a convegni di massoni ed è stato presidente di un distretto rotariano, forme associative a me oltremodo antipatiche ma legittime, che sono accomunate dal richiedere di norma, per accedervi, un requisito posizionale in società che non è moneta corrente tra i co.co.co. Gente che ha il bilocale, l'angolo cottura, e pure un garagino per la Bianchina e un po' di bricolage.

Viene citato con rilievo sul sito del SilvioBerlusconiFansClub (esiste, lo giuro).
Forse per questo, non essendo un ingrato, scrive sul Nuovo un pezzo contro i giudici, che fornisce l'occasione per un primo botta e risposta coi lettori.

E infine: fa parte del consiglio di amministrazione di una società di gestione di fondi pensione (qua in pdf). Sta a vedere che le tasse a cui si riferiva erano in realtà quella percentuale destinata all'INPS, e che tutto il tip tap era da leggersi come un interessato peana alla previdenza privata. Ma poteva dirlo prima, e più chiaramente, senza buttarla in politica? Altro che Carneade, la domanda giusta era: "Cui prodest?"

P.S. Un'avvertenza: questa, come altre in precedenza, fa parte del genere che chiamerei delle "biografie immaginarie", quelle che riguardano soggetti mai visti o conosciuti né sentiti nominare, e prendono spunto esclusivo dalle tracce che Google permette di percorrere. Ogni riferimento a fatti, persone, eccetera non è affatto casuale, ma non ci metterei la mano sul fuoco. A ciascuno, grazie al provvido istituto del link, l'incombenza di valutare l'attendibilità di quanto riportato. Esercizio che sarebbe salutare in ogni evenienza, anche al di fuori del mondo ristretto in queste tre colonne.

Sentenziato da Vic | 20:25
2.6.03

Ziggy Stardust
E' stata impressionante negli ultimi mesi la morìa di web agency (o new media agency, o uno dei tanti nomi stronzi con cui si sono fatte chiamare), e ora piano piano si vedono i grandi ustionati ripartire, gradualmente, nel piccolo che è più sicuro. Ne parlava anche Ivo l'altro giorno ("Compagni di viaggio ed amici di scompartimento" del 25 maggio).

Molte di queste, che erano stelle brillanti nel firmamento web nostrano, sono cresciute fino a diventare una gigante rossa, e hanno poi fatto il botto come una supernova.
Riflettendo su questi nuovi faticosi inizi di fronte a un fritto di pesce, ho concluso che un buon nome per una erigenda società potrebbe essere coerentemente "Nana bianca".

Io purtroppo ho lavorato per quella che ora chiamerei "Buco nero".

Sentenziato da Vic | 01:21
1.6.03

Mi scusino
Dopo il pensiero debole, l'architettura timida.

Sentenziato da Vic | 19:31
Obragrafica:

Il piccolo popolo che si manifesta sui bordi dei fogli durante telefonate, riunioni, attendereprego, e altre occasioni.

Interreferenze: