giovani tromboni
In the age of Umbilicus
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giovanitromboni@fozzdances.com

Soffitta:
giovani tromboni

è un ossimoro apparente che ho trovato in un vecchio scritto di Italo Calvino, rimanendone conquistato. Io un po' mi ci riconosco (mi dà il destro per sentenziare), ciascuno poi ci si specchi quanto crede. Grazie a Google, ho poi scoperto che la definizione appariva già in una lettera di Mario Luzi a Giorgio Caproni. Correva l'anno 1959.

30.7.03

Ottimismo
A Roma, come è noto, non piove dal giorno del suo compleanno, il 21 aprile. Sono cento giorni esatti. In questo momento sotto la mia finestra un altoparlante a tromba declama stentoreo "Donne, è arrivato l'ombrellaio".

Sentenziato da Vic | 12:49
28.7.03

La speranza è l'ultima a morire
A cent'anni, è morto Bob Hope.

Sentenziato da Vic | 16:38
27.7.03

Aplomb
Noto con un qualche sconcerto come negli ultimi tempi alcuni dei blogger... di destra? neocon? postlib? insomma quelli, ci siamo capiti, stiano perdendo la calma. Calma e sicurezza che li contraddistinguevano, rendendoli leggibili anche a chi, come me, non condivide praticamente nulla di quanto scrivono.

Uno mi redarguì via mail perché mi ero permesso di cazzeggiare su un tema per lui sacro (e pensare che proprio quella volta ero serissimo), ma contemporaneamente mi consigliò il titolo di un libro, per cui la considerai a tutti gli effetti una critica costruttiva. Ora, nei commenti ad un altro blog, i consigli che dispensa sono del tenore di "Vai a farti fottere, cafone". Da leggersi nel contesto, va bene, ma non mi pare più una critica costruttiva.

Un'altra, che tutto sommato riesco a seguire con interesse, dopo aver lanciato una meritoria iniziativa, probabilmente inefficace ma opportuna, si va a perdere in una polemicuccia dove, nonostante sia palese a chiunque che ha torto marcio, si impegna con illogico fervore proiettando una nuova immagine di sé abbastanza sconfortante.

Dato che questa agitazione si percepisce anche altrove, sui blog, nella compagine governativa, in chi gravita attorno a detta compagine, nei discorsi da autobus, provo a darmene una spiegazione.

Ragazzi, ragazze: capita. Non la penso come voi, non la pensiamo come voi. Capita. Probabilmente la maggioranza degli italiani non la pensa come voi, ma questo lo si vedrà alle urne. Capita. Fatevene una ragione, e tornate i simpatici furfanti di un tempo. Non giocatevi una cosa importante come il rispetto.

Tanto per rimestare nel torbido, chiudo con una piccola provocazione. Sono le parole del bolscevico Ennio Flaiano, nell'immediato dopoguerra. Per un caso di serendipità mi trovo a leggerle mentre sto per spedire questo post:

"Chi ha detto che gli Italiani sono incontentabili? Noi siamo inesorabili soltanto nelle minuzie, tutto il resto non conta. Dirò che saremmo persino disposti ad un'altra dittatura purché cambiasse titolo".

"Tutti i problemi d'ordine politico che oggi ci agitano saranno risolti il giorno stesso che la maggioranza degli italiani deporrà quel suo cinismo che l'induce sempre dalla parte del più forte, verso gli oratori, verso le schiere più ricche di gagliardetti".

Sentenziato da Vic | 17:56

Captatio benevolentiae
Tommaso Labranca insidia a Luca Sofri il titolo di Fabio Fazio della blogosfera (i concorrenti in verità sono moltissimi), e si lancia in un'operazione nostalgia per il fumetto italiano poverista (F.I.P.). Multiforme com'è, all'iniziativa collega un evento, che sarà coronato dalla distribuzione di una compilation su cd. Titolo: "CUCCHILL (& BEPPE) - MUSICA PER LA PENOMBRA".

Nella track list mi saltano all'occhio i due titoli di apertura e chiusura:
01. Berto Pisano - A Blue Shadow
19. Stelvio Cipriani - Anonimo Veneziano

che lui stesso commenta:

Si notano alcune perle, come il brano 01, un vecchissimo vinile, il 45 giri italiano che più a lungo è rimasto al numero uno delle classifiche di vendita. Un conturbante strumentale del maestro Berto Pisano che faceva da sigla allo sceneggiato (allora non si chiamavano fiction) "Ho incontrato un'ombra".
[...]
Infine, la traccia 19. In un trionfo di graffi e "pop" del vinile, il maestro Stelvio Cipriani chiude la compilazione all'insegna dell'oboe.

Diavolo, io di 45 giri non ne posseggo molti, ma Pisano e Cipriani ce li ho entrambi!

Sentenziato da Vic | 17:10
26.7.03

Scratch!
Oggi farò il Piero Ottone della situazione, ma invece di esprimere la mia settimanale riprovazione verso i giovinastri capelloni che impennano senza cinture sulle motorette smarmittate andrò a stigmatizzare un altro segno evidente del declino della nostra civiltà. A rischio di rendermi impopolare (oppure, spero, di generare un benefico "effetto potemkin").

Allora, capisco che siamo tutti creature del Signore, o per metterla in maniera darwiniana che persino il proteo ha una sua funzione nell'ecosistema, ma io vorrei sapere cosa mai giustifica l'esistenza in vita dei DJ. Non parlo dei vecchi sani DJ che in discoteca missavano dischi mentre la gente ballava; parlo di quelli che compaiono alle spalle dei musicisti veri durante i concerti. Ormai sono dovunque, come il ficus benjamin nelle sale d'attesa.

Seguivo iersera in TV un'esibizione live, credo dei Morcheeba: basso chitarra batteria, una pennellata di tastiere in stile Hammond, una grande voce nera. Musica con un bel tiro, insomma. Ma poi vedo lui, il solito tipo con magliettina attilata e pantaloni a cavallo basso da incontinente, cuffia da tre chili in testa, dietro una consolle con due piatti probabilmente Technics, che smanazza dischi e gira randomicamente manopoline.

Il 90% del tempo il risultato sonoro di questo agitarsi a ritmo è: assolutamente niente. Si sentono solo basso chitarra batteria, eccetera. Quando si riesce a percepire un suono riconducibile ai movimenti del tipo, questo è al massimo uno schwepp-schwepp-schwepp che tanto valeva gli mettessero in mano un tamburello a sonagli. Mi chiedo seriamente se il genere più sopravvalutato del momento siano i DJ, gli stilisti, o il ministro delle Finanze.

Sentenziato da Vic | 17:35

Un sondaggio dei sondaggi?
Da un'intervista a quel grande p.d.c. di B.:

Gli ultimi sondaggi, perfino quello di "Panorama", segnalano un'inversione di tendenza per la Casa delle libertà.
"Ma quello non è un sondaggio vero. Quelle risposte sono state date dai nostri elettori per stimolarci. Per farci capire che ci vogliono più uniti".

Ne è sicuro?
"Abbiamo fatto un sondaggio dei sondaggi ed emerge che quello è il senso autentico del sondaggio. Nella realtà nulla è cambiato. Non c'è alcuna volontà nei nostri elettori di votare dall'altra parte né di astenersi".

Sentenziato da Vic | 17:12
22.7.03

La musica che gira intorno
Un paio di post addietro avevo fatto riferimento a un articolo che, mi accorgo ora, a Gianluca Neri è piaciuto moltissimo:

Dite quel che volete. Tirate pure in ballo la teoria della casta di eletti, delle blogstar, dei blog mainstream, ma con questo pezzo - di quelli che ti fan ripescare il testo di una canzone per accorgerti che, si, certi dettagli ti erano sempre sfuggiti - Luca Sofri s'è letteralmente superato.

A quanto pare, l'unico Sofri in stato di grazia (non è una battuta ma un'amara constatazione).

Altra cosa di cui mi accorgo ora, è che il legame con quella canzone è ereditario. Scriveva Adriano Sofri nella sua rubrica Piccola posta, sul Foglio, nel 1998:
Giovedì 3 settembre 1998
Andai in galera (innocente: è un vizio) alla fine del '70, e ne uscii all'inizio del '71. Fu un'esperienza appassionante quanto questa è miserabile. Bene: uscii, e fuori tutti cantavano la canzone che diceva fiori rosa fiori di pesco. Le canzoni hanno di bello anche questo, che uno impara un po' di parole, e le altre le inventa. Le canzoni diventano come quadri restaurati: qualche pezzo originale, qualche altro ricostruito più o meno avventurosamente. Soprattutto nelle lingue straniere e sconosciute. Insomma, ero così intriso di galera che credetti che quella canzone parlasse di uno che usciva dal carcere dopo un anno ("fiori nuovi stasera esco, ho un anno di più") e andava a cercare lei, ma trovava solo una signora sconosciuta, o forse la madre di lei ("Signora chiedo scusa a anche a lei, ma ero proprio fuori di me"), e qui la storia si confondeva con quell'altra di Marlene Dietrich: "Fräulein Annie non abita più qui. Ha bruciato una vecchia fotografia. Ha aspettato così a lungo!" Tutte storie di gente che finalmente esce di galera, e lei è andata via. Tutte le canzoni infatti parlano di galera e di amore. Valga, questa posta, come il mio discreto augurio a L. B.

Sentenziato da Vic | 10:33
19.7.03

Rappresentanti
Non arrivano al 4% di rappresentanza (dei votanti, nemmeno degli aventi diritto, men che mai degli italiani), ma hanno un gran senso del teatro.
Nel giro di poche ore, meno di uno spettacolo di Luca Ronconi:

Castelli che invece di dire le cose nei tempi e nei modi giusti, vaticina "Vedrete cosa accadrà sabato contro di me. Vedrete. Sarà il finimondo". Letto questo, ho capito esattamente e nei dettagli dove andava a parare, pur senza essere dotato di un decente naso politico. Stamattina ho avuto conferma puntuale dell'intuizione. Logicamente, forte dell'omeopatico consenso di cui gode, parla a nome della ggente;

Tremonti, che d'ora in poi chiamerò Memento Mori, passa dall'ottimismo da prestidigitatore alla cassandropausa: "Affonderete tutti, ma io me ne andrò via prima". Che affonderemo tutti l'avevamo capito guardandolo in faccia la prima volta, che sarebbe scappato con la cassa lo temevamo soltanto.

Ma veramente ce li meritiamo?

(una lettura più acuta, che sottoscrivo, la fornisce Flavio di Pfaall)

Sentenziato da Vic | 11:35

Ma te posso tocca'?
Su un marciapiede di Porto Azzurro, qualche anno fa, incrocio Gino Paoli. Tiro dritto come se gli dovessi dei soldi. Subito dopo una signora si stacca da un gruppetto e gli va incontro:
"Scusi, lei è Gino Paoli?"
"Eh..."
"Posso stringerle la mano?"

Sulle prime mi sono venute in mente le mani della canzone, mani grandi, mani senza fine. Due manone così, a forza di soddisfare i fan. Ora leggo un articolo che mi fa sospettare una diversa canzone di riferimento per gli stringitori di mani.

Sentenziato da Vic | 02:21
16.7.03

Hic sunt ceciones
Che non mi si prenda per uno che è passato a Cecina per caso.
L'ineffabile Gianluca Neri, su GNUeconomy, cita una frase da Baci e abbracci di Paolo Virzì (girato in parte a Cecina, in parte poco distante a Casino di Terra, presso un podere ora trasformato in sontuoso albergo a quattro stelle).

"Non so, magari ci siamo visti all'Acquaparche, al Cavallino Matto". Che poi, a sapere cos'è il Cavallino Matto, qui, siamo forse in tre: io, EmmeBi, e probabilmente Luca Sofri.

Nei commenti EmmeBi, da gentiluomo, mi chiama nel gruppo:
Magari ora lo sa anche Vic - Giovani Tromboni.

Io rispondo quasi piccato (e me ne scuso):
EmmeBi, dici che ora lo so? Ma io a Cecina ci vado dal 1972, e prima si andava a Donoratico, tanto che a quattro anni mi ruppi la testa cascando a capofitto da un coso per arrampicarsi. E l'acquaparche l'ho visto costruire dalle finestre di casa, però ora si chiama "Acqua. Il parco", non so se per snobismo o per problemi di marchio registrato.
Mi ruppi la testa proprio al Cavallino Matto, volevo dire.

Tutta questa premessa per dire che:
nei miei ricordi ero caduto da un cavallo di Troia, e fino ad oggi ero convinto si trattasse di una sovrapposizione mitologica tutta mia, in seguito alla botta. O ad un'imprecazione mal compresa. Invece, grazie al sito del parco, ho appena scoperto che il cavallo di Troia c'è davvero!

Sentenziato da Vic | 23:43

Ergo sum
Credo di appartenere a buon diritto a quella parte di paese etichettata come "sinistra rancorosa".
Altrimenti come si spiegherebbe il vago senso di euforia che ho provato leggendo una notizia irrilevante come Chiude "L'uomo dei sogni" - Grande flop per Canale 5?

Sentenziato da Vic | 23:14
14.7.03

Retrodubbio
Sai quando un fatto ti torna inaspettato in mente, illuminato in maniera nuova da un particolare a cui avevi dato poca rilevanza? Non sto parlando dei meccanismi del genere noir, dell'associazione casuale che fornisce la chiave risolutiva del caso; sto parlando più semplicemente della nota uscita del Grande Puffo in versione eurosemestrale, quando invece di mordersi la lingua e cavarsela con stile (aveva tutto lo spazio di manovra per farlo) si è prodotto nella seguente frase - traggo dalla trascrizione ufficiale:

Signor Schulz, so che in Italia c'è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti: la suggerirò per il ruolo di kapò. Lei è perfetto!

Il dubbio ricicciato è questo: ma c'è veramente un produttore italiano che in questo periodo sta montando un film sui lager? Qualcuno ne ha letto da qualche parte? O il nostro - nostro malgrado - invece di dire "stanno girando un film" si è addirittura inventato tutto l'arzigogolo del produttore in fase di montaggio?


P.S. vengo a sapere da Gokachu (grazie!) che forse il film esiste davvero.

Sentenziato da Vic | 21:17

X-kids
Eravamo rimasti sotto un tetto di pini, cullati dal suadente martellare della bocciofila e dal peso del librone appoggiato sulle trippe (uso Don DeLillo come scioglipancia, è efficacissimo). Ecco, in questo limitare luce-ombra e dormi-veglia, si fa improvvisamente largo un rumore tenue di cascatella, come si fosse per un alpestre alpeggio. E al peggio, come si dice, non c'è mai fine: trattasi infatti di un attempato avventore della bocciofila, ribattezzato amichevolmente Giuliano La Prostata (da un vecchio libro di Paolo Villaggio), che dà abituale sollievo ai gonfiori della sua vescica contro la rete di recinzione oltre la quale pennichiamo noi.

Inutile combattere contro il massimo imperativo morale che madre natura ci ha dato (minzion: impossible), conviene allora retrocedere verso la parte asciutta del giardinetto. E' qui che entrano in gioco i bambini dei vicini. Sono due pargoletti ricci di tre e cinque anni (valutazione ad occhio), sorprendentemente simili ai figli di Ned Flanders, il vicino ultrareligioso di Homer Simpson. Non so se il caso con questa simmetria voglia sottolineare ulteriormente una mia già manifestata affinità col cartoon panzone dalla pelle gialla. Comunque, per chi non segue i Simpson, ho trovato l'immagine seguente - dove in maniera inquietante non solo i bambini, ma anche l'ambientazione e i giocattoli sono assolutamente identici agli omologhi di Cecina:



I due bambini, grazie ad un sofisticato processo selettivo/affinativo consistente nel non portarli MAI al mare o fuori di casa - i primi anni non venivano nemmeno fatti scendere nel giardinetto, così era normale pranzare con quesi due attaccati come galeotti dietro alle sbarre del balcone del primo piano, ora invece si spalmano alla rete di recinzione, con un simpatico effetto Guantanamo - hanno sviluppato dei superpoteri.

Il bambino didascalia illustra con precisione chirurgica ogni azione si stia svolgendo nel raggio di cinque metri: sto andando sul monopattino, sto giocando col camion, state mangiando, state giocando a ping pong, ping, pong, ping, pong, ping [ad libitum finché non posi la racchetta], stai dormendo, sta lavorando, si è alzato ed è andato a lavorare dentro casa anche se fa più caldo, eccetera. Le didascalie vengono attivate prestissimo la mattina, per cui quando apri la serranda con la faccia stropicciata e i capelli dritti ti ritrovi già questa fila di letterine bianche sul davanzale, nulla sfugge.

Il bambino ad ultrasuoni, il più piccolo, ha un'aria apparentemente innocua e gioca tranquillo incassando in silenzio anche qualche sberla del bambino didascalia. Ma non va sottovalutato: appena scorge una pesantezza di palpebra nel raggio di cinquanta metri (quanto a portata è più potente del fratello) comincia a scalare le ottave a volume crescente, fino alle soglie dell'udibile. E' un processo delicato e graduale, che richiede circa venti minuti per raggiungere il climax: quando finalmente sembra azzittirsi, stranamente sono i cani del circondario che cominciano a contorcersi, emettendo agghiaccianti guaiti.

Il mentore dei due superbambini, il professor Xavier della situazione (per chi conosce gli X-Men), è la nonna mutante di Tasmania. Questa signora di età indefinibile ha senz'altro poteri telepatici, perché è costituita da un'enorme testa - o forse ha anche un busto, ma non si intuisce dove cominci - cui sono attaccate sottili gambe e braccia; lo sguardo laser deve essere filtrato da speciali occhiali con lenti spessissime. Capisco che la descrizione possa confondere un po', meglio far parlare le immagini:



La nonna mutante sottopone i due piccoli prodigi ad un allenamento durissimo, ma necessario (in questi casi sono in ballo i destini dell'umanità, di solito). L'esercizio più difficile consiste nel chiamare per nome uno dei bambini, ad esempio: "Cosimooooo", e si sente una vocina che risponde "Sono qui, nonna". E di nuovo: "Cosimooooooo!" "Sono qui, nonna!". "COSIMOOOO!!!" "SONO QUI, NONNA!". "COSIMO! Quante volte te lo devo dire! Quando ti chiamo devi rispondere! Sono qui, nonna! Un mi devi far svociare, che ti devo venire a cercare, capito?". La nonna mutante di Tasmania ha una testa gigantesca, ma è un po' sorda.

A volte la nonna mutante di Tasmania viene rimpiazzata dalla mamma cattiva di Toscana. La mamma cattiva è una presenza incorporea, io almeno non l'ho mai vista, ma se ne sente improvvisa la voce, come un sussurro che pronuncia dolcemente orribili e irripetibili minacce ai due supereroi in erba. Una volta in giardino è comparso un tenero scoiattolo, noi l'abbiamo visto dalla finestra, che saltellando ha raggiunto un vaso di fiori dei vicini e ne ha fatto strame. Non lo sapevo, ma gli scoiattoli sono lotofagi. Comunque, ad essere picchiato con l'accusa di aver mangiato i fiori è stato il bambino ad ultrasuoni. La mamma cattiva di Toscana non crede a storie di scoiattoli.

Sentenziato da Vic | 14:25
13.7.03

Tempo di bilanci
Ora che la permanenza nei luoghi ricchi di iodio è terminata e sono tornato nella città caotica e tentacolare, mi rendo conto in prospettiva di quale oasi di pace e tranquillità mi sia lasciato alle spalle.

La cosa bella delle vacanze, per un amante delle mollezze decadenti quale sono, è che puoi dormire quanto ti pare. Certo, senza considerare che i motorini di Cecina sono come le biciclette di Pechino. Calano ogni sera questi sciami di piccoli scooter orrendi, tutti uguali anche se di marche diverse, secondi per quantità solo alle zanzare - che pure non si fanno desiderare grazie all'insopportabile caldo appiccicoso. Parcheggiano a pettine ovunque, soprattutto sotto le finestre, riuscendo a cogliere interstizi che all'occhio umano normalmente sfuggono. Se pure arrivano compatti, se ne vanno alla spicciolata tra l'una e le quattro di notte, emettendo suoni inarticolati a pieni polmoni che solo la cronica mancanza di marmitte riesce infine a coprire.

Incredibile quanto intensamente si riesca a dormire tra le quattro e le sei: più o meno a quell'ora (se andasse ancora in onda l'almanacco del giorno dopo potrei essere più preciso) la stanza da letto viene invasa di colpo dalla luce bianchissima del sol levante, manco ci dormisse l'imperatore Hirohito in persona. Ecco perché la chiamano alba. L'effetto è lo stesso di quando si apre l'astronave aliena in Incontri ravvicinati del terzo tipo, o delle scene ultraterrene in Il paradiso può attendere.

Incredibile quanto intensamente si riesca a dormire tra le sei e dieci e le sei e trenta: esattamente a quell'ora passa facendo rumori da industria pesante (altiforni, fonderie, roba metalmeccanica) un qualcosa che grazie all'assenza di cassonetti sulla via intuisco essere uno di quei cosi pieni di spazzole adibiti alla pulizia stradale. Nonostante poi rimangano in terra le bottiglie di birra abbandonate dai ciclisti pechinesi alle quattro, deve essere comunque un'operazione scrupolosissima, che richiede numerosi e prolungati passaggi sotto la mia finestra.

Incredibile quanto intensamente si riesca a dormire tra le sette e le sette e trentatré: a dire il vero non così intensamente, perché basta il passaggio dell'intercity per Roma, a più di due chilometri di distanza, a creare per uno scherzo di correnti sonore un effetto cuccetta tale che scendi dal letto e cerchi il capotreno per protestare perché l'aria condizionata non funziona.

Ma dopo l'intercity si può poltrire tranquilli quanto si vuole, sempre che quelli della casa di fronte non abbiano cominciato gli annuali lavori di ristrutturazione, che affidano solitamente ad un unico omino dotato di un trapano gigante privo dell'interruttore marcato "off". A lavori finiti, sopraggiunge un altro omino che come in La casa 2 ha una protesi costituita da una sega elettrica, con la quale attacca a tagliare i rami dei numerosi pini disponibili. Se il rumore infernale delle sette e quaranta non è riconducibile ad alcuna delle due tipologie illustrate, si tratta allora dell'autoclave spurgabottini, come le sensazioni olfattive delle sette e quarantadue avranno agio di confermare.

Ma insomma, perché alzarsi tardi, se è tanto più sano andarsi a fare una bella pennica sulla spiaggia? Secondo i dettami maggioritari dell'alternanza, sulla spiaggia è in voga una democratica staffetta tra bambini isterici dalle corde vocali come gomene (prime due ore, sul presto) e vicini d'ombrellone logorroici, che quotidianamente ci tengono a metterti a parte della loro ricetta per la panzanella (due ore successive, la panzanella - specie con variante alici - vuole il suo tempo). Basta tenere duro fino a che i vicini decidono di andarsela a mangiare veramente, la panzanella. La spiaggia rapidamente si svuota, chi mangia alla mezza, chi al tocco, come gli etruschi che eran gente solida, mica Catullo e Lucrezio - che si mettevano a tavola dopo le due. Insomma, poco dopo l'una va colto l'attimo della pennica; quell'attimo prima che l'altoparlante annunci stentoreo l'arrivo di bomboloni e frati caldi. Stentoreo e straziante, perché ormai la spiaggia è deserta, nessuno accorre, i frati si freddano e la signorina del bar si dispera, ripetendo ogni volta l'annuncio con aumentato pathos. Una volta il frate fritto sono andato a mangiarmelo, e non per anticlericalismo.

Però dove si dorme veramente bene è all'ombra dei pini: fortuna vuole che il giardinetto posteriore confini con una piccola pineta, di cui si gode l'ombra. Basta prendere la chaise longue da giardino in plastica bianca, posizionarla ammodo, ignorare le importune zanzare e le voraci formiche e leggere poche righe del librone conservato appositamente durante l'inverno. E' allora che ci si ricorderà della bocciofila. Questa è un'associazione di anziani catarrosi a cui il comune ha concesso la fetta di pineta confinante; il fatto che tra uno schiocco secco di bocciata e l'altro gli anziani emettano rauchi suoni inarticolati a pieni polmoni, fa capire che essi altri non sono che i giovani scooteristi sessant'anni dopo.

Prossima puntata: il bambino ad ultrasuoni, il bambino didascalia e la nonna mutante di Tasmania.

Sentenziato da Vic | 12:30
10.7.03

Family ties
Un bell'articolo di MacWorld, comparativo, sugli strumenti tecnici per tenere un blog. L'autore pare che si chiami - davvero - Scot Hacker, e manco a dirlo ha il suo blog. Sono finito a leggere la categoria dei post familiari, praticamente la versione americana di Yet Another Frigning Baby: si parte dalla prima ecografia, e si arriva a un piccolo Conan il Distruttore.

P.S. in loco ho scoperto anche questa iconcina, che non è male:

Sentenziato da Vic | 21:27
8.7.03

Dialogo all'edicola
Edicolante:
"Io gliel'ho detto, un mangia' quello, un mangia' quell'altro, un bere nulla, bevi solo 'oha'ola, lei l'ha fatte tutte l'ha fatte.
Un t'è andata a bere l'acqua del fiume, ma mica del Cecina, del Guatemala!
Ora l'hanno ricoverata al nono padiglione, dove c'è le malattie infettive.
"
Avventore:
"Ba', quando la dimettano la passano all'ottavo.(*)"
Edicolante, rivolto a me sospeso con un euro in mano:
"Desidera?"
Io vorrei dire:
"No, no, andate avanti, mi piace la storia."
E invece tentenno.
Avventore, uscendo:
"Vabbe', ciao."
Io:
"Ok, Repubblica, grazie."

(*) per i non livornesi: l'ottavo padiglione è quello delle malattie mentali. C'era anche un gruppo che si chiamava così, poi il contrabbassista è morto e il cantante Bobo Rondelli si è messo in proprio. Ah no, il gruppo c'è ancora.

Sentenziato da Vic | 14:09

Il Malandrone
Qualche giorno fa, scrivevo ad Angelo di Yet Another Frigning Baby, che si stupiva come parlassi del pur meritevole faccione di Moreno il Biondo ignorando del tutto il nome del dancing "Il Malandrone":

Il Malandrone non necessita di spiegazioni, fa parte della mia vita da tanti anni.
Trattasi di località posta tra Vada e Rosignano, un po' all'interno, esattamente dove inizia l'autostrada per Genova. Una volta in tv ho scoperto che vi si tengono importanti gare di motocross.

Per me rappresenta invece l'omonimo magazzino di vestiario un po' all'ingrosso, lì ho sempre comprato le mutande, le t-shirt, i jeans Levis a qualche lira in meno, l'unico completo estivo misto lino che mi sono sparato a tutti i matrimoni, la cerata verde per quando vado in moto (hanno una vasta sezione dedicata ai cacciatori), il primo Barbour (che ora è tornato, pensionato, in un armadio di Cecina, e continua a puzzare di carogna). Accanto c'è anche un magazzino analogo di scarpe, ma sono veramente orrende, niente a che fare. Al Malandrone ti può capitare di incontrare personalità come Michele Mirabella o Gloria De Antoni, non ci ho mai visto invece la Panicucci, nonostante sia di Cecina, nemmeno quando era meno famosa e stava solo su JuniorTV con i capelli lunghi fin sotto il culo. Però meglio non andarci di domenica che c'è troppa folla.

Quelli di Volterra al Malandrone non ci vanno, perché poi si incontrano a fare lo struscio in via Guidi vestiti uguali e ci rimangono male, dopo tutti sanno che sei uno che si veste al Malandrone; così vanno da altre parti di tipo analogo ma più defilate, tipo Montecatini val di Cecina, sperando che gli altri non le scoprano.

Ora il Malandrone si è un po' imbastardito, hanno meno assortimento e i prezzi sono saliti, così non ci vado più.

(il tutto è un indegno omaggio all'inarrivabile stile di Massaia)

Sentenziato da Vic | 10:37
6.7.03

Meraviglie della tennica
Ho deciso che volevo un feed XML anch'io. Blogger lo offre solo nella versione Pro, ma ci sono altri che generano il feed interpretando l'HTML in base alla posizione dei permalink. Aho, funziona. Qualche problema con i titoli (che Blogger non ha) e con le accentate, è RSS 0.91 invece che 0.92, ma funziona. Finché dura.
Mi sono servito di BlogStreet.com, il feed generato si raggiunge cliccando sull'iconcina qua sotto, che trovate anche in fondo alla colonna sinistra, dopo la Soffitta:

feed xml

Sentenziato da Vic | 12:08
5.7.03

Subbuteo, o del tempo perduto
Qualche giorno fa, scrivevo a Luca di Quattro e un quarto:

Inutile dire che anch'io ho il Subbuteo in garage. Che anch'io ho ridotto gli omarini a informi ammassi di vernice da modellismo e colla da calzolaio. Che alcuni erano così storti da buttarsi sempre e comunque a sinistra (e niente metafore). Che ciononostante mi accanivo a scegliere quelli col fondo concavo invece che piatto, e a passarli su un panno impregnato di Fabello, per migliorarne le prestazioni.

Mi hai fatto invece ricordare che ho avuto in prima media, a Genova, un compagno di banco che di lì a poco avrebbe vinto i campionati italiani di Subbuteo. Trovai la sua foto, ripresa durante la finale, su un catalogo dell'importatore (lo stesso della Dinky Toys, gli SHADO e gli intercettori della serie UFO, hai presente?). Mi batteva sempre undici a zero.

Giorgio S.; a ripensarci a casa sua, tra una sconfitta e l'altra, ebbi il mio primo contatto con:
- una famiglia ebrea
- una famiglia comunista
- una sorella adolescente totalmente isterica, che trovavo ingenuamente arrapante
A fare una ricerca con Google trovo il suo nome nel consiglio di redazione di Utopia Socialista, chissà se è lui, e nel caso che rapporto ha oggi col Subbuteo.

Sentenziato da Vic | 10:42

Grande evento
Qualche giorno fa, scrivevo a Nicola di Giallo DiVino:

Ma la dimensione locale è strepitosa in generale, devo riuscire a fotografare un manifesto che vedo sempre con la coda dell'occhio passando in macchina. Ci si legge "GRANDE EVENTO" e ci sono a trifoglio le foto di tre musicisti improbabili; uno di questi, l'unico che sono riuscito a focalizzare, è qualificato come "Moreno il biondo" e l'accoppiata con il faccione ritratto fa un effetto che non riesco a descrivere. Verrebbe da fermarsi lì, sotto il manifesto, e farsi raccontare la storia di Moreno il biondo. Direttamente dalla foto.

Alla fine mi sono fermato e ho scattato:



(Siccome a scrivere troppo mi si sciupano tutte le unghie, comincio a far ricorso al riciclaggio delle mail.)

Sentenziato da Vic | 10:41
2.7.03

La plage a la page
Lo stabilimento balneare che mi trovo a frequentare è uno dei più antichi di Marina di Cecina, fu fondato dalla nonna degli attuali gestori che gli diede pure il nome, poi portato avanti dal padre a sua volta omonimo (che ricordo come un vecchio scorbutico dalle sopracciglia cespugliose), e ora siamo alla terza generazione.
Il principio per cui vanno avanti è questo: tu gli dai dei soldi, ogni estate da anni e anni, e loro continuano a trattarti malissimo, come se stessi lì a rompergli i coglioni. In compenso gli ombrelloni sono messi così stretti che è impossibile seguirne l'ombra con una sdraio o un lettino (sempre che si riesca a disincastrarlo) senza montare sopra ai vicini dei vicini.

Morto il vecchio sopraccigliuto, è rimasta la vedova a sovrintendere silente, truccatissima e con un mezzo sorriso fisso, un incrocio tra donna Assunta Almirante e la vecchia Cecchi Gori, mentre il braccio operativo è il figlio, che del giovane Cecchi Gori riprende l'equilibrio emotivo e la vivacità intellettuale.

Ieri si è alzato un po' di vento, c'è chi dice maestrale, chi come EmmeBi "Boia che popò di libeccio!". In queste occasioni, ma basta in realtà una minima brezza vespertina, l'altoparlante che di solito annuncia gracchiante "Al bar sono arrivati i frati e i bomboloni caldi!" (per almeno quattro volte, finché non si freddano) viene invece monopolizzato rabbiosamente dal gestore.

Ai tempi del vecchio scorbutico l'urlo che usciva era:
"O chiudete codest'ombrelloni, 'e patiscano!".
Ieri scorbutico the young ha fatto di meglio:
"L'ombrelloni della prima fila vanno chiusi, i signori chi gli dà noia i'ssole vadino in pineta!"

Meno male che Manzoni ha sciacquato i panni in Arno.

Sentenziato da Vic | 13:47
Obragrafica:

Il piccolo popolo che si manifesta sui bordi dei fogli durante telefonate, riunioni, attendereprego, e altre occasioni.

Interreferenze: