giovani tromboni
In the age of Umbilicus

la Repubblica n.76 del 31.3.1993
supplemento Information Technology

UN'IMMENSA CITTA' IN NESSUN LUOGO
I nodi dell'universo telematico

Alberto Berretti* e Vittorio Dell'Aiuto
*(Dipartimento di Matematica, II Università di Roma-Tor Vergata)

Nessun uomo è un'isola. E presto nessun computer lo sarà. Sentiamo spesso parlare di modem, di banche dati, di reti che si estendono per un solo ufficio o che avviluppano il globo intero, ci perdiamo insomma in un mare magnum di informazioni che si riconducono tutte ad un unico concetto, espresso da una parola sgraziata come solo i termini informatici riescono ad essere: la "connettività".
Ci muoviamo in questo campo dal momento in cui un computer può dialogare con un altro computer (sia questo al di là di un cavo di pochi metri, di una linea telefonica o di una connessione transoceanica), quando cioè si compie il passo dall'informatica alla telematica.

A cosa serve mettere in comunicazione dei computer? Innanzitutto ad ottimizzare lo sfruttamento delle risorse, condividendo sia le informazioni che la capacità di calcolo tra macchine di varie dimensioni e collocate in luoghi diversi. Quando questo avviene all'interno di un edificio o comunque entro un raggio limitato si parla generalmente di LAN (Local Area Network), se il raggio si estende a centinaia o migliaia di chilometri ci riferiamo allora a dei WAN (Wide Area Network).

Le principali esperienze in questo senso furono condotte dall'Advanced Research Project Agency del dipartimento della difesa statunitense, che nel 1969 creò ARPANET, una rete su vasta scala che metteva in comunicazione ambienti scientifici militari, universitari e istituti di ricerca.
Una funzione accessoria, ritenuta di importanza minore, era il servizio di posta elettronica - in gergo E-mail - che permetteva ad ogni utente della rete di avere una sorta di casella postale per lo scambio di messaggi con gli altri utenti.

Nel giro di poco tempo ci si rese conto di come tale servizio prendesse il sopravvento sugli utilizzi più "canonici" della rete: i ricercatori usavano l' E-mail per coordinare le attività, per scambiare opinioni, per discutere di argomenti anche diversi da quelli scientifici, in breve si crearono dei rapporti umani, per quanto mediati dallo strumento elettronico.

Facciamo un salto in avanti di vent'anni: ARPANET si è evoluta in Internet, una rete ben più ampia che ha aperto le porte ad ambienti non solo scientifici e che connette tra loro circa 17.000 reti più piccole, per un totale di oltre un milione di "nodi". Questi condividono come minimo comun denominatore un protocollo di trasmissione dati e un sistema di indirizzi che ne permette l'individuazione. Una casella postale elettronica si raggiunge, come il suo analogo reale, specificando nome e indirizzo dell'utente, dove il nome può essere l'identificativo presso la rete locale cui questo afferisce e l'indirizzo la collocazione delle rete stessa in un ambito, anche geografico.
(Gli autori di questo articolo possono essere ad esempio raggiunti presso berretti@vax.mat.utovrm.it o mc3520@mclink.it.)

Decine di milioni di utenti popolano quotidianamente tale "spazio" virtuale, denominato, seguendo alcune suggestioni derivanti dai romanzi di William Gibson, "cyberspace".
La rete è un "luogo", una immensa città, ma differisce dalle sue controparti reali principalmente per il fatto di non avere un'identità geografica: la megalopoli Internet si trova a Roma come a New York, a Sidney come a Tokyo.
Il concetto stesso di spazio diventa dipendente dal tipo di connessione tra le macchine: un computer che si trovi oltreoceano e col quale ho un collegamento continuo e ad alta velocità è molto più "vicino" di uno fisicamente collocato nel palazzo di fronte, ma col quale ho un collegamento intermittente e lento. Così anche il tempo: la complessità della rete può far sì che alcuni messaggi viaggino più velocemente di altri, alterandone la successione: potrei scrivere messaggio in risposta ad uno che a sua volta si riferisce ad un terzo che io leggerò solo in seguito.
Una sorta di teoria della relatività a sè stante: più facile farci l'abitudine che comprenderla.

Le discussioni tra singoli sfociano spesso nella costituzione di veri e propri gruppi d'interesse, aree di dibattito pubblico attuabili tramite il meccanismo delle "mailing lists": si apre una casella postale dedicata all'argomento in questione, gli interessati si "abbonano" e da quel momento, in modo automatico, ricevono tutti i messaggi inviati alla casella "a tema".
Queste liste sono migliaia e trattano praticamente ogni aspetto dello scibile umano: si va dagli entusiasti del caffé alla musica "grunge", dalla coalizione degli studenti omosessuali al buddismo, oltre naturalmente ai temi scientifici e ai numerosissimi spazi dedicati all'informatica.
Chi si dedica a un argomento ha un'occasione unica per reperire informazioni e per confrontarsi su scala internazionale con persone dagli analoghi interessi.

Il mondo della telematica internazionale non è comunque solo Internet: esistono altre reti diverse tecnicamente e per ambito di nascita, sono altre città più piccole del ciberspazio. Usenet, Bitnet, Decnet soddisfano varie esigenze dei privati, del mondo accademico e delle sue propaggini nell'industria; ci sono reti amatoriali come Fidonet che si basano sullo scambio periodico di messaggi tra una moltitudine di piccoli BBS, o ancora i grandi BBS commerciali americani come Compuserve, Bix o America On Line, che da soli hanno una quantità di utenti comparabile a quella di reti vere e proprie.
La comunicazione tra Internet e queste altre realtà è consentita dai cosiddetti "gateways", dei computer connessi a più reti contemporaneamente che si occupano della conversione tra i rispettivi protocolli, permettendo perlomeno lo scambio di messaggi.
Così è possibile, tramite Internet, spedire una E-mail a Bill Clinton che possiede una casella postale su Compuserve: non c'è da attendersi che venga a suonare il sassofono nel nostro salotto, ma se ci si accontenta di una cortese risposta del suo ufficio stampa questa apparirà presto sullo schermo del nostro computer.

Già, ma come può un utente italiano accedere a questo universo?
Una prima condizione è di appartenere a qualche dipartimento universitario dotato di macchine connesse ad Internet, avendo così un accesso diretto; ma questo non è certo alla portata di tutti.

Negli Stati Uniti, esistono alcune società private che offrono connettività Internet a chiunque: basta pagare una quota, una specie di abbonamento al servizio, e si ha la possibilità di accedere alla rete o collegandosi via modem ad un computer centrale, o trasformando - con software apposito e costi maggiori - il proprio computer in un vero e proprio "nodo" di Internet, sempre tramite un modem ed una linea telefonica normale, meglio ancora sfruttando le nuove linee digitali ISDN.

In Italia ciò è, purtroppo, ancora problematico: infatti la "rete" è gestita da un'agenzia statale (il GARR) che proibisce per statuto ogni accesso a soggetti che non siano enti che fanno ricerca con denaro pubblico.
Una parallela rete internet privata (IUnet) offre servizi e funzionalità molto ridotte e a costi decisamente alti rispetto alle tariffe in uso negli Stati Uniti. Inoltre la connessione fra la rete pubblica GARR e quella privata IUnet avviene solo perchè entrambe sono connesse alla più vasta rete mondiale, non esistono di fatto "passerelle" fra le due reti in Italia: un messaggio da un nodo IUnet ad un nodo GARR, magari fisicamente distanti pochi chilometri, deve fare il giro d'Europa, con conseguente spreco di risorse, denaro e con le ovvie lentezze che ne derivano.

Le più accessibili alternative sono attualmente i "gateway" offerti dai due maggiori BBS italiani, Agorà ed Mc-Link, a costi tutto sommato accessibili: le possibilità offerte sono limitate ma in via di sviluppo, per quanto passino dal collo di bottiglia di IUnet. Lo scambio di messaggi e la ricezione delle liste è comunque abbastanza efficiente.

Su un fronte più "militante" c'è da segnalare la nascita del "progetto Alice": fondato da una dozzina di persone sparse per il mondo, si propone di "diffondere l'utilizzazione degli strumenti telematici per la crescita culturale e politica collettiva". Come? Con la creazione di una rete che utilizzando Internet o "passando attraverso un qualsiasi tipo di gateway, collegherà associazioni, giornali locali, e singoli individui che vogliano costruire assieme un nuovo tipo di dialogo."

Difficile prevedere come si potrà concretizzare un simile progetto: l'esperienza ci insegna che, come per altre innovazioni tecnologiche, la telematica non andrà resa popolare, ma lo diverrà da sola nel momento in cui la sua diffusione sarà insopprimibile. Come la luce elettrica, il telefono, la televisione o, più propriamente, il Bancomat.
Ma col consueto ritardo.